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Cronaca
12 Maggio 2025 - 19:45
Non sono solo gli inquirenti a interrogarsi su cosa abbia spinto Emanuele De Maria a compiere un gesto così estremo. Durante un permesso dal carcere di Bollate il detenuto ha accoltellato un collega di lavoro ucciso una barista cingalese di cui sembrava essere innamorato e poi si è suicidato a Piazza Duomo. Le ipotesi degli inquirenti e la delirante strategia di De Maria sono al centro delle indagini, che cercano di comprendere le ragioni di un atto così tragico.
Non si tratta solo di una relazione sentimentale che sfocia nella tragedia, come spesso accade nei femminicidi che, purtroppo, sono ormai all'ordine del giorno. Le riflessioni sulla violenza di genere e sul ruolo delle emozioni nelle tragedie umane sembrano diventare inevitabili. Eppure, una visione più ampia del caso potrebbe rinviare a una provocazione che qualche anno fa l'ex procuratore di Mani Pulite Piercamillo Davigo lanciò pubblicamente riguardo alla violenza e alla giustizia.
“Ammazzare la moglie costa meno che divorziare”. Queste parole, che Davigo pronunciò anni fa, rivelano una triste realtà del sistema giuridico italiano, dove la separazione e il divorzio spesso risultano più complessi e più lunghi di una pena per omicidio. Una provocazione che denunciava un sistema penale troppo indulgente nei confronti di chi commetteva violenze all'interno della famiglia, ma che, con il passare del tempo, ha assunto una dimensione inquietante.
«Eravamo l’unico paese al mondo dove una separazione o un divorzio aveva una durata maggiore della pena per l’omicidio di un coniuge», dichiarava Davigo, suscitando qualche risata dal pubblico. Secondo il codice penale, l’omicidio di un coniuge prevede una reclusione di 30 anni, ma con le attenuanti come la confessione, il risarcimento ai familiari della vittima e la cosiddetta «provocazione» da parte della vittima, il carnefice rischia di scontare molto meno, magari ai domiciliari, se richiede il rito abbreviato, è incensurato e può dimostrare di aver agito sotto il peso di una provocazione.
«Da vedovo potrebbe fare la comunione, ma da divorziato non potrebbe», aggiungeva Davigo, con un paradosso che racconta quanto la legge possa essere, a volte, impotente di fronte alla violenza e alla brutalità umana. Un ragionamento che, forse, meglio di qualsiasi trattato giuridico, mette in luce come la giustizia a volte sembri troppo debole di fronte a comportamenti che, purtroppo, non sempre trovano risposta nelle leggi che regolano la nostra società.
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