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Fauna selvatica fuori controllo: nel Torinese oltre 600mila euro di danni alle coltivazioni

Nel 2023 i cinghiali hanno devastato quasi 9.000 ettari solo nel Torinese. Coldiretti chiede interventi urgenti: "I rimborsi non bastano, servono soluzioni concrete".

Fauna selvatica fuori controllo: nel Torinese oltre 600mila euro di danni alle coltivazioni

Nel 2023, i danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole nel territorio torinese hanno superato i 600mila euro. A renderlo noto è Coldiretti Torino, che evidenzia come la crescente presenza di ungulati – in particolare i cinghiali – stia mettendo seriamente in difficoltà le imprese agricole della zona e dell’intero Piemonte. A livello regionale, la somma complessiva erogata dalla Regione Piemonte lo scorso anno per indennizzare gli agricoltori ha raggiunto i 3,9 milioni di euro, tra rimborsi diretti, costi per recinzioni e perizie tecniche.

Nel dettaglio, l’ammontare dei danni verificati nel Torinese è stato pari a 605.410 euro, mentre su scala regionale la cifra è salita a 4,39 milioni. Di questi, 118.127 euro sono stati assegnati alla Città Metropolitana di Torino, e 286.661 euro agli enti di gestione faunistica e venatoria.

Le aree maggiormente colpite includono l’Eporediese (ATC TO1), il Basso Canavese (ATC TO2) e le zone montane delle valli Orco, Soana, Chiusella, nonché le Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. Tuttavia, tre ambiti territoriali (TO3, TO4, TO5) non hanno ancora fornito tutti i dati a causa di ritardi amministrativi.

Nel solo Torinese, le superfici agricole danneggiate nel corso del 2023 ammontano a 8.695 ettari, mentre l’intero Piemonte ha registrato oltre 34.000 ettari colpiti. Le colture più danneggiate sono quelle a seminativo, con il mais in testa, seguite da prati e pascoli. E la situazione non sembra migliorare nel 2024: i danni già accertati (ma non ancora risarciti) superano i 570mila euro nel Torinese e 4,5 milioni nell’intera regione. La superficie compromessa nella Città Metropolitana di Torino ha già raggiunto i 7.548 ettari.

I contesti più colpiti restano le aree protette e i parchi, dove il divieto di caccia ha favorito la crescita incontrollata di cinghiali, caprioli, cervi e uccelli opportunisti, causando forti criticità per la tenuta economica delle aziende agricole.

«I rimborsi non sono la soluzione – dichiara Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino – Gli agricoltori vogliono risposte concrete per fermare questa emergenza. È evidente che l’assenza di una gestione efficace della fauna selvatica sta ricadendo sull’intera collettività, con costi sempre più pesanti».

Nel 2024, i cinghiali abbattuti in provincia di Torino sono stati 8.536, mentre in tutto il Piemonte si contano 32.405 esemplari eliminati tramite caccia, attività di contenimento, autodifesa o cattura. Tuttavia, Coldiretti segnala che si tratta di cifre ancora ben al di sotto delle necessità: l’obiettivo minimo regionale fissato era di 50.000 capi abbattuti, di cui 15.000 nel solo Torinese.

«Serve una risposta più decisa – prosegue Mecca Cici – Soprattutto nei parchi, dove finora sono stati abbattuti solo 2.529 cinghiali, nonostante le continue segnalazioni delle aziende agricole locali. Non è più accettabile ignorare il grido d’allarme del settore».

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