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il femminicidio
14 Maggio 2025 - 08:25
I carabinieri sul luogo del femminicidio e, a destra, Giovanni Salamone e Patrizia Russo
«Ero posseduto da Satana quando ho ucciso Patrizia». A dichiararlo, ieri in aula, Giovanni Salamone, il femminicida di Solero (provincia di Alessandria). Un forte stato depressivo, la preoccupazione per le cartelle esattoriali e per un processo a suo carico con l'accusa di ricettazione, da cui peraltro (come spiegato dall'avvocato difensore Elisabetta Angeleri) è stato poi assolto. E poi ancora notti insonni, almeno due prima di quella in cui ha tolto la vita alla moglie. E anche Satana. Sarebbe stato infatti “armato” dal Dio del Male, Salamone, per ammazzare Patrizia Russo. E ai carabinieri, arrivati nella casa di Solero la mattina del 16 ottobre 2024, ha detto: «Mi volevano fregare i soldi. Non so spiegare chi e come, perché ero posseduto».
Sono gli elementi emersi durante l'esame, davanti alla Corte d'Assise di Alessandria, del 63enne, reo confesso dell'omicidio di Patrizia Russo, morta all’età di 53 anni, uccisa a coltellate. Un esame durato poco più di un'ora in una lunga giornata anche di testi, compresi i due figli Giuliana e Francesco, la sorella dell'imputato e il fratello della moglie. Ascoltata la migliore amica di Patrizia, a cui la donna avrebbe dettagliatamente aggiornato sulla difficile condizione mentale del marito. Dalla difesa (con Angeleri nel pool di avvocati c’è Gianfranco Foglino) è stata ribadita la richiesta di perizia psichiatrica, che però è stata respinta, «perché - spiega sempre l’avvocato Angeleri - negli atti c'è già una consulenza di parte dell'accusa e, quindi, non ci sarebbero elementi tali da giustificare una perizia».
Il 16 ottobre 2024, Giovanni Salamone aveva ucciso con almeno sei coltellate Patrizia Russo nella casa dove la coppia viveva, mentre la donna dormiva. Entrambi originari di Agrigento, Patrizia era insegnante di sostegno alla scuola media di Solero. Aveva lavorato in diverse scuole ad Agrigento e poi a Favara, poi aveva accettato un trasferimento nell’Alessandrino, a più di mille chilometri da casa. Salamone invece è agricoltore e commerciante di prodotti agricoli. Con una passione per l'ambiente trasformatasi in attivismo con un'associazione di Agrigento. Nel 2020 aveva imboccato la strada della politica, candidandosi al consiglio comunale senza riuscire ad essere eletto. Ora è rinchiuso a Genova, nel carcere di Marassi. Nella Casa circondariale Cantiello e Gaeta di Alessandria, nella prima serata del 18 ottobre, dopo la convalida del fermo, aveva tentato di togliersi la vita. Si torna in aula il prossimo 9 giugno.
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