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Fumetti
14 Maggio 2025 - 20:55
Nel 2008, tra le pagine del settimanale Topolino, fece il suo esordio una storia che avrebbe segnato un’epoca: "La vera storia di Novecento", un adattamento in chiave Disney dell’omonimo monologo di Alessandro Baricco. Il progetto, frutto della collaborazione con Tito Faraci e Giorgio Cavazzano, riuscì nell’impresa rara di connettere il fumetto con la letteratura in modo autentico e profondo.
Nata come una parodia, l’idea iniziale era tutt’altra. Baricco, amante del fumetto e appassionato lettore di storie Disney, aveva proposto una rivisitazione di Moby Dick con protagonisti i Paperi. Ma un'intuizione di Faraci, durante un viaggio in treno, virò il progetto verso il racconto teatrale di Novecento, il pianista che visse per sempre a bordo del Virginian senza mai toccare terra.
Faraci intuì che il personaggio di Novecento, con il suo spirito poetico e surreale, aveva molto in comune con Pippo. Fu così che nacque Pippo Novecento, protagonista di una delle storie più amate della recente produzione Disney. Accanto a lui, Topolino nel ruolo del trombettista e narratore, e Macchia Nera, ribattezzato Jelly Blackspot, in quello del rivale al pianoforte.
L’operazione fu un successo anche culturale: al Salone del Libro di Torino, dove la storia venne lanciata, Topolino organizzò mostre, laboratori per studenti e incontri che ribadirono l’importanza del fumetto come strumento educativo e culturale.
Il successo fu tale da spingere, nel 2025, a un ritorno inatteso ma molto atteso: "Le altre storie di Pippo Novecento", un nuovo capitolo ambientato all’interno della cronologia del primo episodio, e non dopo. Non un sequel, quindi, ma un midquel, che esplora nuovi eventi accaduti a bordo del Virginian.
Questa volta, entrano in scena nuovi personaggi come Gambadilegno (nel ruolo di un impresario opportunista), Trudy (compagna segreta e ladra di gioielli), e lo scrittore James Joystick, ideato da Baricco stesso, che si ispira a ciò che vede a bordo per scrivere il suo prossimo romanzo.
Il lavoro tra Faraci e Baricco è stato ancora più collettivo rispetto alla prima volta, con un dialogo costante e una condivisione di ruoli nella scrittura.
Dopo due capitoli così ispirati, è lecito chiedersi se ne arriveranno altri. Baricco stesso, da sempre restio a continuare le sue storie, si è mostrato possibilista, colpito dall’esito dell’esperienza e dalla ricchezza del mondo creato. Come dice Faraci: “Ci siamo resi conto che potremmo scriverne ancora cento”.
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