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IL CASO
21 Maggio 2025 - 17:30
Alberto Stasi
Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, è detenuto dal 2008. Dopo sedici anni in carcere, sconta la pena nel carcere di Bollate e, dal 2023, ha ottenuto il permesso di lavoro esterno per mansioni contabili. Uscendo ogni giorno, rientra la sera in cella. Il fine pena è previsto nel 2030, ma con la buona condotta la scarcerazione potrebbe avvenire nel 2028. Nonostante la sentenza sia irrevocabile, un eventuale nuovo processo potrebbe cambiare tutto. Come previsto dall’articolo 630 del codice di procedura penale, è possibile ottenere la revisione del processo se emergono nuove prove che dimostrino l’innocenza del condannato. In tal caso, i legali dovrebbero presentare un’istanza a una Corte d’Appello diversa da quella che ha già giudicato il caso, come ad esempio quella di Brescia.
Una nuova testimonianza o un oggetto compatibile con le ferite inflitte a Chiara Poggi – come quelli ritrovati nel canale a Tromello – potrebbero costituire elementi chiave. “La prova nuova deve avere l’idoneità a scardinare il giudicato”, spiega l’avvocata Irma Conti, penalista e cassazionista. Nel caso in cui Stasi fosse prosciolto, avrebbe diritto a un indennizzo per ingiusta detenzione. Il risarcimento si calcola in base a un valore giornaliero: 235,82 euro per ogni giorno di carcere e 117,91 euro per gli arresti domiciliari. Applicando questo criterio ai 16 anni già scontati, il risarcimento supererebbe abbondantemente il milione di euro. “Se Stasi chiede la revisione e viene assolto – continua Conti – potrebbe poi ottenere il riconoscimento per ingiusta detenzione. Questo tipo di risarcimento non è soggetto al tetto massimo di 516.000 euro e tiene conto anche dei danni morali, biologici e di immagine”. Ma per l’avvocata Conti il valore più alto rimane un altro: "Il risarcimento più importante è quando, se c’è l’errore giudiziario, lo stesso venga sanato e venga restituita la vita e la libertà al condannato".
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