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Trident: l’unica operazione antidroga che ha fatto felici i narcos

Il bersaglio era un noto criminale marsigliese, ma l’operazione è finita con la sparizione di 359 chili di droga e un’indagine dell’anticorruzione

Trident: l’unica operazione antidroga che ha fatto felici i narcos

Un’operazione di polizia nata per catturare uno dei più potenti narcotrafficanti di Marsiglia si è trasformata in uno scandalo senza precedenti per l’antidroga francese, con due agenti incriminati per traffico di droga e oltre 350 chili di cocaina scomparsi nel nulla sotto il naso delle autorità. La vicenda, ricostruita dal quotidiano Le Monde attraverso i documenti dell’inchiesta interna condotta dall’IGPN (l’Ispettorato generale della polizia nazionale), ruota attorno all’operazione Trident, lanciata nel 2023 dall’OFAST, l’agenzia francese per il contrasto al traffico di stupefacenti. Il piano nasceva con l’ambizione di arrestare Mohamed Djeha, figura chiave del narcotraffico marsigliese, ricercato dal 2018. Il quartiere La Castellane, dove operava, era considerato una delle piazze di spaccio più redditizie in Francia.

Grazie a una soffiata della DEA statunitense, l’OFAST venne a sapere dell’arrivo a Marsiglia di 200 chili di cocaina dalla Colombia, nascosti in container di banane. Il Gruppo 8 dell’OFAST di Marsiglia decise di usare quel carico come esca per attirare Djeha allo scoperto. Ma il piano prese da subito una piega imprevista. A causa di uno sciopero, la nave non attraccò a Marsiglia ma a Barcellona. Dopo vari passaggi, la cocaina — che nel frattempo si rivelò essere 360 chili, molto più del previsto — arrivò comunque in Francia. Ma Djeha non abboccò.

Con il piano principale fallito, gli agenti decisero di non dichiarare il sequestro e iniziarono a usare la cocaina per attirare e incastrare altri sospettati. Trasformarono il carico in una sorta di magazzino mobile, conservato nel retro di un furgone lasciato in periferia, da cui rifornivano numerosi informatori per organizzare vendite controllate e arresti. Nel giro di poche settimane, nove gruppi di trafficanti di diverse zone della Francia ricevettero cocaina dal furgone. Ma la quantità distribuita risultò molto più alta di quella dichiarata e le modalità di gestione sfuggirono al controllo.

A peggiorare la situazione, un’aggressione a un informatore coinvolto convinse la direzione dell’OFAST a tentare di fermare tutto. Il 27 aprile 2023, l’operazione venne sospesa, ma il furgone carico di droga scomparve dai radar e finì in un parcheggio per veicoli abbandonati. La polizia lo recuperò solo ad agosto, ma della cocaina restava meno di un chilo. In totale, 359 chili di droga erano svaniti. La sorveglianza sul furgone si era rivelata inefficace e nessuno seppe spiegare con precisione dove fosse finita la cocaina.

Il caso rimase sommerso per mesi, finché un fabbro riservista della polizia, coinvolto nelle attività del Gruppo 8, non denunciò quanto aveva visto. Aveva assistito a pratiche irregolari, tra cui la consegna di denaro contante a un agente e l’uso disinvolto della cocaina. Decise di documentare tutto con video, foto e registrazioni, diventando testimone chiave per l’IGPN.

L’indagine anticorruzione confermò la gestione completamente illegale dell’operazione, calcolando che tra 80 e 100 chili di cocaina erano stati distribuiti agli informatori al di fuori di ogni protocollo, senza registrazione o autorizzazione. I vertici della divisione marsigliese risultarono assenti o compiacenti, ma non furono formalmente coinvolti.

Ad oggi, solo due agenti sono stati incriminati: il brigadiere G. e il maggiore D., accusati di traffico organizzato, riciclaggio, associazione a delinquere, falso e sorveglianza illegale. In carcere con loro due informatori, anch’essi accusati di traffico. Il processo è in corso e potrebbe rivelare ulteriori responsabilità. Nel frattempo, l’obiettivo iniziale dell’operazione, Mohamed Djeha, è stato arrestato nel giugno 2023, ma non grazie alla polizia francese. È stato catturato in Algeria, vicino a Orano, dove si troverebbe tuttora in carcere.

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