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Il caso
22 Maggio 2025 - 20:10
Immagine di repertorio
Il feto di una donna in stato di morte cerebrale in Georgia, mantenuta in vita per consentire il proseguimento della gravidanza, sta continuando a svilupparsi, ha riferito la madre della donna, April Newkirk. Il caso, esploso recentemente sui media nazionali, ha acceso un acceso dibattito sull’etica dell’applicazione della legge anti-aborto dello stato, che impone di mantenere in vita una paziente senza possibilità di recupero. “Sono già visibili le dita dei piedi, le braccia e gli arti, tutto si sta formando - ha dichiarato - ora speriamo solo che il bambino sopravviva.”
Adriana Smith, la donna coinvolta, si era recata in ospedale a febbraio lamentando un forte mal di testa. All’epoca era incinta di circa otto settimane. Dopo un primo ricovero e dimissione con prescrizione medica, Smith è stata ricoverata nuovamente il giorno successivo per difficoltà respiratorie. Le è stata diagnosticata una trombosi cerebrale e, nel giro di poche ore, è stata dichiarata in stato di morte cerebrale.
La legge della Georgia vieta l’aborto dopo circa sei settimane di gravidanza e rafforza la dottrina della “fetal personhood”, che riconosce all’embrione e al feto pieni diritti legali. La famiglia di Smith riferisce che i medici hanno comunicato loro che non è consentito interrompere o rimuovere i dispositivi che le consentono di respirare, poiché la legge statale vieta l’aborto dopo che si rileva attività cardiaca nel feto, generalmente intorno alle sei settimane di gravidanza. “Non abbiamo avuto scelta né voce in capitolo,” ha detto Newkirk. “Vogliamo il bambino, che è parte di mia figlia. Tuttavia, la decisione avrebbe dovuto spettare a noi, non allo Stato.” Ad oggi Smith si trova alla ventiduesima settimana di gestazione. L’ospedale ha programmato di mantenerla in vita fino ai primi di agosto, quando il parto verrà eseguito tramite taglio cesareo.
Steven Ralston, direttore della divisione di medicina materno-fetale presso la George Washington University, ha dichiarato che le possibilità di un neonato sano sono “molto basse”. Newkirk ha inoltre aggiunto che il feto presenta liquido nel cervello e potrebbe nascere cieco, incapace di camminare o addirittura non sopravvivere. La famiglia ha scelto il nome “Chance” per il bambino. “Il nostro obiettivo ora è la sopravvivenza di Chance,” ha detto Newkirk. “Qualunque siano le condizioni in cui Dio lo farà nascere, lo ameremo in ogni caso.”
Il caso ha riaperto un dibattito nazionale sul consenso medico e sulle implicazioni delle leggi anti-aborto, con attivisti per i diritti delle donne che da anni mettono in guardia contro le conseguenze impreviste di tali norme. L’introduzione della fetal personhood, in particolare, può portare a conflitti tra i diritti della persona gravida e quelli del feto. Dopo l’abrogazione di Roe v. Wade nel 2022, molte donne incinte hanno denunciato il rifiuto di aborto anche in situazioni di emergenza medica.
L’ospedale dove Smith è ricoverata non ha rilasciato commenti ufficiali, citando la riservatezza del caso. Ha però precisato in una nota che le decisioni cliniche sono prese basandosi sul consenso tra esperti, letteratura medica e normative legali, in piena conformità con la legge della Georgia. Il procuratore generale della Georgia, Chris Carr, ha precisato che la legge che vieta l’aborto dopo sei settimane non obbliga a mantenere in vita pazienti in stato di morte cerebrale. “Interrompere il supporto vitale non ha come scopo la fine della gravidanza,” ha dichiarato Kara Murray, portavoce di Carr.
Monica Simpson, direttrice esecutiva di SisterSong, principale querelante contro la legge sull’aborto in Georgia, ha definito la situazione problematica: “La sua famiglia avrebbe dovuto avere il diritto di decidere sulle cure mediche. Invece ha subito oltre 90 giorni di ri-traumatizzazione, spese mediche ingenti e la crudeltà di non poter risolvere la questione e andare verso la guarigione emotiva.”
Dall’altra parte, alcuni sostenitori delle restrizioni all’aborto hanno espresso parere contrario. Il senatore Ed Setzler, promotore della legge statale, ha dichiarato che “è del tutto giusto che l’ospedale faccia tutto il possibile per salvare la vita del bambino” e ha aggiunto che il caso “mette in evidenza il valore della vita umana innocente.” Anche l’organizzazione Students for Life of America, influente gruppo anti-aborto, ha espresso sostegno alla decisione di mantenere la donna in vita, affermando che “la vita del figlio conta ancora” e lodando i medici per “averlo trattato come un paziente unico.” La loro dichiarazione è stata accompagnata da una raccolta fondi a sostegno della famiglia.
La famiglia di Smith ha inoltre avviato una raccolta fondi per far fronte alle spese mediche e alle eventuali conseguenze legate a disabilità che il bambino potrebbe avere.
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