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Il 93% degli italiani vuole più tutela per la natura: bocciata la riforma sulla caccia

Un nuovo sondaggio svela: cittadini contrari all’estensione della caccia, favorevoli a più aree protette, meno pesticidi e natura in città

Il 93% degli italiani vuole più tutela per la natura: bocciata la riforma sulla caccia

Un’indagine promossa dalla Lipu e realizzata tra aprile e maggio 2025 attraverso interviste online (metodo CAWI) su un campione di 1.200 adulti rappresentativi della popolazione italiana, fa emergere un quadro netto: la stragrande maggioranza degli italiani desidera che la salvaguardia della natura diventi una priorità assoluta per le istituzioni.

Presentata a Parma, in occasione dell’evento dedicato alle nuove Important Bird and Biodiversity Areas italiane – 240 aree di particolare valore ecologico per l’avifauna – la ricerca commissionata all’istituto SWG restituisce l’immagine di un Paese attento alla crisi ambientale e pronto a difendere i suoi ecosistemi.

Uno degli aspetti più controversi riguarda la proposta governativa per ampliare l’attività venatoria. Il testo, ancora in bozza, prevede l’estensione della stagione di caccia, l’inclusione di nuove specie, la possibilità di cacciare anche in spiagge e di colpire uccelli migratori di piccola taglia. Il 69% degli intervistati si è detto contrario, sottolineando la necessità di porre la protezione degli animali e della natura al centro di qualsiasi intervento legislativo in materia. Lipu evidenzia come tale opposizione sia significativa, nonostante la scarsa copertura mediatica sull’argomento.

Dalla ricerca emerge con forza quanto gli italiani percepiscano la natura come fonte di benessere psicofisico. Elementi semplici come l’alba o il tramonto, il canto degli uccelli, il profumo dei fiori o il suono dell’acqua sono ritenuti importanti da oltre il 90% del campione. La connessione con l’ambiente naturale si riflette anche nelle abitudini: quasi la metà frequenta aree verdi almeno una volta a settimana, mentre oltre il 70% vi si reca almeno mensilmente.

L’interesse per il birdwatching è in crescita: uno su quattro dichiara di dedicarsi all’osservazione degli uccelli o di volerlo fare. Tra le specie più apprezzate, la rondine si posiziona in cima alle preferenze, seguita da pettirossi, rapaci e passeriformi. Tuttavia, permangono lacune conoscitive: oltre il 50% ammette di non saper riconoscere un picchio, e molti hanno difficoltà con specie comuni come il corvo, il fenicottero o il gufo.

Il 41% dei partecipanti percepisce una riduzione della presenza di uccelli comuni negli ultimi anni. Un dato che trova conferma nei monitoraggi della Lipu, che segnalano un calo del 33% nelle specie legate agli ambienti agricoli dal 2000 ad oggi, a causa di pesticidi, distruzione degli habitat e agricoltura intensiva.

Se da un lato vi è una sensibilità marcata verso la protezione dell’ambiente e una disponibilità al cambiamento dei propri consumi, dall’altro emerge una certa resistenza quando si tratta di modificare abitudini alimentari o rinunciare a nuove urbanizzazioni. Un’area su cui, secondo Lipu, sarà necessario lavorare attraverso educazione e informazione.

“Gli italiani dimostrano un sentimento profondo verso la natura e chiedono che essa venga salvaguardata con urgenza, anche all’interno del contesto urbano,” afferma Alessandro Polinori, presidente dell’associazione. “Proposte come quella contenuta nel disegno di legge sulla caccia rappresentano un pericolo per la biodiversità. Al contrario, è urgente promuovere iniziative di recupero ambientale come la Restoration Law, che vanno nella direzione opposta e necessaria.”.

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