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Le indagini
27 Maggio 2025 - 07:30
Un’impronta parziale, un numero di scarpa piccolo – 36 o 37 – e la possibilità che sia appartenuta a una donna. È su questo dettaglio rimasto a lungo nell’ombra che si concentra oggi la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. “Vorremmo fare una rivisitazione, a livello scientifico, di tutto. Anche delle impronte dei piedi”, ha dichiarato l’avvocato Antonio De Rensis, che insieme alla collega Giada Boccellari sta chiedendo nuove analisi nell’ambito della riapertura del caso da parte della Procura di Pavia.
Al centro della nuova inchiesta c’è Andrea Sempio, all’epoca amico del fratello della vittima. Già sfiorato dalle indagini anni fa, oggi è formalmente indagato in concorso – con altri soggetti o con lo stesso Stasi – nell’ipotesi che il delitto di Garlasco sia stato commesso da più mani. Una pista che la difesa di Stasi appoggia apertamente.
Gli investigatori hanno avviato la ricerca di un frammento d’intonaco rimosso dal muro delle scale della villetta di via Pascoli: un reperto delicatissimo, grattato via con un bisturi sterile nel 2007, legato all’impronta “33”, attribuita proprio a Sempio. L’obiettivo è verificare se quell’impronta contenesse sangue della vittima, e dunque se possa essere stata lasciata dall’assassino.
Il problema? Il reperto potrebbe essere andato distrutto, complice una sentenza definitiva che per anni ha cristallizzato le indagini su un unico colpevole. Eppure, secondo la difesa, quel pezzo di muro potrebbe ancora racchiudere “materiale biologico” utile a riscrivere tutta la vicenda.
Una nuova perizia, che sarà depositata a giorni, si concentra su un’impronta già repertata ma finora giudicata irrilevante. Oggi, grazie ai progressi della scienza forense, emergono 15 minuzie compatibili con le impronte di Sempio. Un possibile punto di svolta, che riporta sotto i riflettori un caso che sembrava chiuso per sempre.
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