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Fame come arma

Emergenza alimentare globale: fame come arma di guerra e tagli ai fondi per lo sviluppo

Il nuovo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari evidenzia un peggioramento della sicurezza alimentare a livello mondiale

Emergenza alimentare globale

Peggioramento della sicurezza alimentare a livello mondiale (Fonte: Oxfam Italia)

Il nuovo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari, realizzato da una coalizione internazionale di agenzie e organizzazioni della società civile, evidenzia un peggioramento della sicurezza alimentare a livello mondiale. Per il sesto anno consecutivo, la malnutrizione grave interessa un numero crescente di persone: nel 2024 si contano 295,7 milioni di individui colpiti, 13,7 milioni in più rispetto all’anno precedente e più del doppio rispetto al 2020. Questo trend indica un aumento costante della fame estrema, che coinvolge una fetta sempre più ampia della popolazione mondiale.

Il Rapporto individua nei conflitti armati la causa principale dell’aggravarsi della crisi alimentare. Il 95% delle persone che soffrono di malnutrizione grave si trovano in aree colpite da guerre, con particolare concentrazione in Sudan e nella Striscia di Gaza. Nel contesto di Gaza, la fame è stata utilizzata deliberatamente come arma di guerra, in violazione della Risoluzione 2147 dell’ONU del 2018 e del diritto internazionale umanitario. Questa strategia contribuisce a esacerbare una situazione già critica, trasformando la scarsità di cibo in un mezzo di pressione e controllo.

Alla dimensione bellica si somma la crisi climatica, che accelera i processi di desertificazione e l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi. Questi fenomeni causano il collasso delle economie agricole e pastorali, costringendo milioni di persone a migrare per motivi di sopravvivenza. Tra i 96 milioni di persone costrette a migrazioni forzate a causa di crisi alimentari, il 95% sono profughi interni e il 70% sono rifugiati o richiedenti asilo.

Le disuguaglianze economiche e sociali, soprattutto nei paesi più poveri, peggiorano ulteriormente la situazione. Tra le categorie più vulnerabili ci sono 37,7 milioni di bambini, quasi 11 milioni di donne in gravidanza e piccoli agricoltori, spesso le vittime dirette delle crisi che li costringono a lasciare le loro terre, in particolare in Africa.

L’instabilità alimentare globale è aggravata da tensioni economiche e politiche protezionistiche, che si traducono in aumenti tariffari e barriere commerciali. Tali dinamiche favoriscono la volatilità dei prezzi e la speculazione sulle materie prime alimentari, con effetti diretti sul costo del cibo e sulla disponibilità. In questo contesto, l’apertura delle frontiere e un mercato alimentare globale regolato da norme eque sono fondamentali per garantire accesso e stabilità.

Nonostante la gravità della crisi, il Rapporto sottolinea come la risposta internazionale sia ostacolata da tagli significativi ai fondi per la cooperazione e gli aiuti umanitari. In particolare, la cancellazione degli aiuti statunitensi da parte dell’amministrazione Trump ha ridotto di circa un terzo i fondi pubblici globali destinati allo sviluppo, una riduzione di 220 miliardi di dollari. Questo accade in un contesto in cui le spese militari globali hanno raggiunto nel 2024 un record di 2.400 miliardi di dollari, cioè dieci volte il valore del mercato globale dei beni alimentari, stimato in 227 miliardi di dollari.

La prossima Conferenza ONU sulla “Finanza per lo sviluppo”, in programma a fine giugno a Siviglia, rappresenta un’occasione cruciale per invertire la tendenza. È necessaria una mobilitazione della comunità internazionale, in particolare dell’Europa e dei maggiori paesi donatori, per definire un piano strutturato di interventi immediati nelle aree di crisi alimentare, combinato a strategie di medio-lungo termine per lo sviluppo sostenibile delle regioni più vulnerabili.

L’obiettivo dichiarato è l’avvicinamento, se non il raggiungimento, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che includono la lotta alla fame e alla povertà, la tutela del clima e la promozione della pace. Il Rapporto invita quindi a un ripensamento del sistema multilaterale, puntando su una maggiore cooperazione, trasparenza e impegno finanziario, per fronteggiare in modo efficace le cause profonde della fame e della malnutrizione globale.

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