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IL FATTO

Caso Carbonaro, "Martina voleva vivere, lui l’ha uccisa"

La Procura ha contestato due aggravanti, entrambe condivise dal giudice

Caso Carbonaro, "Martina voleva vivere, lui l’ha uccisa"

“Bisogna mettere in campo tutte le azioni nel sociale. Che ognuno educhi bene i nostri figli”. Con queste parole la procuratrice di Napoli Nord, Anna Maria Lucchetta, ha aperto la conferenza stampa convocata per fare il punto sull’omicidio di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa lunedì scorso ad Afragola dal suo ex fidanzato, Alessio Tucci, di appena 18 anni. Un femminicidio che ha sconvolto la comunità locale e l’Italia intera, e che la procuratrice ha definito “un atto di estrema crudeltà”, ripercorrendo le fasi salienti delle indagini. La speranza di ritrovare Martina viva – ha spiegato – si è infranta nel momento in cui sono stati trovati “gli occhiali che la povera ragazza non toglieva mai”. Determinanti per il ritrovamento del corpo sono stati la geolocalizzazione del cellulare di Martina e le immagini delle telecamere di sorveglianza. Proprio una ripresa nei pressi di un casolare vicino al campo Moccia ha inquadrato la giovane insieme ad Alessio Tucci poco prima della scomparsa. Davanti a queste prove, ha spiegato Lucchetta, “Tucci ha ammesso i fatti durante l’interrogatorio di garanzia”. La Procura ha contestato due aggravanti, entrambe condivise dal giudice: la crudeltà con cui sono stati inferti i colpi e l’esistenza di una relazione affettiva pregressa tra i due. “Non c’erano segnali di criticità – ha chiarito la procuratrice – né segnalazioni alle forze dell’ordine né a questa autorità giudiziaria. Parliamo di una bambina di 14 anni e di un ragazzo di appena 18. Eppure Tucci ha ammesso di aver agito in questo modo crudele perché la povera Martina non voleva proseguire questa relazione. Martina voleva vivere".

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