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Esodo di laureati dal Piemonte: il saldo migratorio penalizza soprattutto Torino

La regione Piemonte sta registrando un incremento significativo nel numero di residenti che scelgono di trasferirsi all’estero

Esodo di laureati dal Piemonte

Foto di repertorio

Negli ultimi anni, la regione Piemonte sta registrando un incremento significativo nel numero di residenti che scelgono di trasferirsi all’estero, con un’incidenza particolarmente marcata tra i cittadini con elevato livello di istruzione.

Secondo i dati dell’Anagrafe nazionale, nell’ultimo triennio oltre 40.000 piemontesi hanno lasciato la regione per stabilirsi all’estero. Il 2024 ha segnato il picco massimo di espatri, con quasi 15.000 partenze, equamente distribuite tra uomini e donne. Circa l’80% dei migranti ha meno di 35 anni e possiede almeno una laurea triennale, spesso in ambiti tecnico-scientifici o sanitari. Le figure professionali più coinvolte comprendono medici, ingegneri, architetti e ricercatori.

A livello territoriale, Torino registra il maggior numero di partenze, seguita da Cuneo, Alessandria e Novara. Le destinazioni privilegiate sono i Paesi dell’Unione Europea, con Regno Unito e Germania in testa, seguiti da Francia, Spagna e paesi del Nord Europa. Una quota minore si indirizza verso Stati Uniti, Canada e Australia. I flussi in uscita superano in modo consistente quelli in ingresso, soprattutto in termini qualitativi: il profilo dei nuovi residenti stranieri non compensa le competenze e i titoli accademici di chi espatria.

L’aumento dell’emigrazione intellettuale dal Piemonte è un fenomeno relativamente recente ma in continua espansione. Dal 2002 a oggi, il numero di residenti espatriati è aumentato del 520%, secondo gli indicatori forniti dal Ministero dell’Interno e dall’Istat. La crescita ha mostrato un’accelerazione in coincidenza con la crisi economica del 2008, per poi consolidarsi nel periodo post-pandemico, anche in assenza di emergenze sanitarie.

Oltre ai giovani laureati, negli ultimi anni si segnala un incremento anche tra i lavoratori over 50 e over 65. Nel 2024, il 2,7% degli espatriati proveniva da questa fascia d’età, spesso motivati da opportunità di lavoro all’estero, condizioni fiscali più vantaggiose o decisioni di ricongiungimento familiare.

L’attuale dinamica migratoria solleva questioni di sostenibilità demografica, economica e sociale. L’uscita di figure qualificate, formate attraverso il sistema universitario nazionale, rappresenta un costo indiretto per il sistema pubblico. Inoltre, l’assenza di un adeguato rientro in termini di capitale umano rischia di compromettere la capacità innovativa e competitiva del territorio nel medio-lungo periodo.

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