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La situazione
18 Giugno 2025 - 11:50
Elon Musk è tornato a scuotere il panorama geopolitico annunciando, tramite la piattaforma X, che Starlink è nuovamente attivo in Iran. “The beams are on”, ha scritto rispondendo a un post del commentatore statunitense Mark Levin, confermando che il segnale satellitare è ora diretto verso il Paese.
La mossa arriva in un momento delicato: il giorno precedente, Israele avrebbe colpito alcune infrastrutture strategiche iraniane, provocando la reazione immediata di Teheran con il blocco parziale dell’accesso a internet. Secondo il monitoraggio di NetBlocks, quasi il 50% della connettività internazionale dell’Iran sarebbe stata compromessa, in un tentativo di contenere proteste e limitare la circolazione di informazioni.
In questo contesto, l’attivazione di Starlink rappresenta una sfida diretta alle restrizioni imposte dal regime. La rete satellitare sviluppata da SpaceX, infatti, consente una connessione indipendente dalle infrastrutture locali, complicando i tentativi di censura da parte dei governi. Ma se da un lato offre una via alternativa alla chiusura digitale, dall’altro pone interrogativi geopolitici e legali: una società statunitense può intervenire così apertamente in una zona sotto embargo senza autorizzazione?
Fonti locali indicano che alcuni terminali Starlink sarebbero già stati introdotti in Iran in modo clandestino, soprattutto nelle aree più remote. Tuttavia, la loro diffusione resta limitata: costi elevati, ostacoli tecnici e il rischio di pesanti sanzioni scoraggiano l’uso su larga scala.
Il nuovo annuncio di Musk ricalca iniziative analoghe già viste in Ucraina e apre nuovamente il dibattito sul ruolo delle big tech nei contesti di crisi. In assenza di un’autorizzazione del governo americano, Starlink resta formalmente soggetto alle sanzioni contro l’Iran.
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