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18 Giugno 2025 - 16:15
Pentagono
L’intelligenza artificiale entra ufficialmente nei programmi del Dipartimento della Difesa statunitense. OpenAI — la società californiana creatrice di ChatGPT — ha firmato un accordo da 200 milioni di dollari con il Pentagono per fornire prototipi e soluzioni AI, destinati a “fronteggiare sfide critiche per la sicurezza nazionale”.
L’annuncio è arrivato tramite un post sul blog aziendale, dove OpenAI ha spiegato che la collaborazione rientra nel nuovo programma “OpenAI for Government”, pensato per integrare tecnologie avanzate nei processi pubblici e militari. Il contratto, supervisionato dal Chief Digital and Artificial Intelligence Office (CDAO), si concentrerà sullo sviluppo di strumenti destinati a migliorare l’assistenza sanitaria per il personale delle forze armate, la gestione dei dati e le operazioni di cyberdifesa proattiva.
La svolta è anche normativa: a gennaio 2024 OpenAI ha modificato le proprie linee guida, rimuovendo il divieto esplicito all’uso delle sue tecnologie “in ambito militare o di guerra”. Restano esclusi, tuttavia, impieghi legati alla fabbricazione di armi, alla sorveglianza e alla distruzione di beni, così come allo sviluppo di strumenti potenzialmente dannosi.
Il progetto avrà sede principalmente a Washington D.C., e comprenderà ricerca, sviluppo, test e valutazione dei prototipi, con conclusione prevista per luglio 2026.
Il contratto siglato da OpenAI si inserisce in una strategia più ampia degli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno rafforzato l’impiego dell’AI in numerosi dipartimenti federali, dalla sanità all’educazione, fino alla difesa. Con una spesa militare di 880 miliardi di dollari nel 2023, Washington si conferma leader mondiale negli investimenti per la sicurezza, ora sempre più orientati verso l’innovazione digitale e l’automazione intelligente.
Oltre a OpenAI, anche Anthropic, Google e Meta hanno avviato collaborazioni o modificato policy per consentire l’uso governativo dei propri modelli AI, in risposta a una crescente competizione geopolitica tecnologica.
L’intelligenza artificiale, insomma, non è più solo una questione industriale o accademica: è diventata un campo strategico per il potere globale, dove la linea tra civile e militare si fa sempre più sottile.
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