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20 Giugno 2025 - 11:25
A soli sei mesi dalla sua inaugurazione ufficiale, la Grande Brera si afferma non solo come simbolo del rinnovamento culturale di Milano, ma anche come potente volano economico per la città. Lo conferma una ricerca condotta da Makno, società specializzata in analisi strategiche guidata da Mario Abis, che stima in 520 milioni di euro l’indotto generato dal nuovo polo museale.
Un dato significativo, che posiziona il progetto tra i casi di eccellenza a livello internazionale, con un impatto paragonabile a quello del Museo Guggenheim a Bilbao, responsabile di una trasformazione radicale per la città basca, con un indotto stimato di 685 milioni di dollari.
La Grande Brera non è solo l’espansione fisica della celebre Pinacoteca, ma un concetto più ampio che abbraccia anche il rinato Palazzo Citterio, l’Accademia di Brera, l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. L’inaugurazione del 7 dicembre 2024 ha segnato il compimento di un progetto atteso da oltre cinquant’anni, tra ostacoli burocratici e speranze disattese.
L’intervento su Palazzo Citterio, curato dallo studio Mario Cucinella Architects, ha restituito alla città uno spazio espositivo moderno e funzionale, simbolo della volontà di riaffermare Brera come cuore pulsante della cultura milanese.
I numeri parlano chiaro: dalla nascita della Grande Brera, gli ingressi alla Pinacoteca sono aumentati del 25%, con 2mila biglietti venduti nei primi cinque mesi del 2025 e un incremento degli incassi del 27% (dato che non include ancora Palazzo Citterio). Le proiezioni stimano che entro fine anno si supereranno i 600mila visitatori, contro i 545mila del 2024.
Ma non solo: la durata media dei soggiorni turistici a Milano è cresciuta, toccando i tre giorni, con una giornata dedicata alla cultura. Durante il Salone del Mobile, inoltre, sono stati registrati 3 milioni di passaggi nel cortile della Pinacoteca, il doppio rispetto alla media annuale.
Il direttore della Pinacoteca, Angelo Crespi, sottolinea l’importanza strategica del marchio Brera: “Il brand ha una riconoscibilità tale da competere a livello internazionale. La mia visione era di fare della Grande Brera non solo un’espansione fisica, ma un progetto concettuale, un modo nuovo di comunicare l’unicità e la forza di un luogo simbolico del dinamismo milanese”.
La ricerca di Makno ha combinato analisi quantitative e qualitative per misurare il valore del brand Brera, valutandone la competitività e individuando strategie di sviluppo a lungo termine. I pilastri dell’analisi sono stati la stabilità del “mito Brera”, l’integrazione con il contesto urbano, la flessibilità degli spazi, l’equilibrio tra tradizione e innovazione.
Non mancano tuttavia le criticità: Palazzo Citterio continua a offrire un’apertura parziale per carenza di personale di custodia, una situazione che – secondo quanto previsto – resterà invariata almeno fino al 2026.
L’impatto finale si determinerà comunque nel corso del prossimo anno, quando si stabilizzerà il flusso dei pubblici multipli. La Grande Brera può diventare un modello di riferimento per capire come la cultura sia in grado di attivare processi virtuosi in una metropoli complessa e globale come Milano.
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