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Omicidio Gambirasio
21 Giugno 2025 - 08:51
Dopo anni di richieste respinte, la difesa di Massimo Bossetti ottiene finalmente un via libera significativo: potrà visionare per la prima volta il profilo genetico di Yara Gambirasio, insieme a quelli raccolti durante le indagini — circa 25mila campioni — e le immagini ad alta definizione degli abiti indossati dalla vittima. Lo ha stabilito il Tribunale di Bergamo, dando attuazione a una decisione della Corte d’Assise risalente al 27 novembre 2019.
L’autorizzazione arriva dopo sei anni di insistenza da parte degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Anche se non si tratta ancora dell’accesso diretto ai reperti, il materiale concesso rappresenta un passaggio chiave, soprattutto in vista di una possibile richiesta di revisione del processo.
Il documento, firmato il 17 giugno, stabilisce che entro 30 giorni la polizia giudiziaria dovrà acquisire dai laboratori del RIS di Parma e dalla Polizia Scientifica della Lombardia tutto il materiale approvato per le indagini difensive. Il tribunale riconosce che questi documenti non erano parte del fascicolo processuale originario e potrebbero avere un valore probatorio nuovo.
Il consulente della difesa riceverà accesso a:
Un DVD con le fotografie ad alta risoluzione dei reperti analizzati dal RIS;
Tutti i tracciati elettroferografici prodotti dal RIS e dai consulenti Previderé e Grignani;
I risultati delle analisi genetiche effettuate su campioni di riferimento e tracce, anche in forma anonima.
Le immagini dettagliate degli indumenti potrebbero rivelare elementi mai considerati prima. In particolare, l’attenzione si concentrerà sugli slip dove fu individuata la traccia mista — Dna di Yara e di "Ignoto 1", poi attribuito a Bossetti — considerata la prova regina del processo. Ma il genetista della difesa, Marzio Capra (già consulente nel caso Garlasco), esaminerà anche i leggings e il giubbotto che Yara indossava il giorno della scomparsa.
Il lavoro più impegnativo sarà l’analisi dei grafici elettroferografici, che mostrano i risultati delle analisi del Dna. La difesa intende riesaminare migliaia di tracciati relativi alla vittima e ai tantissimi uomini sottoposti a tampone durante l’inchiesta. L’obiettivo è individuare eventuali incongruenze o segnali trascurati, soprattutto nella controversa traccia "31G20", che Bossetti ha sempre contestato. In particolare, il Dna mitocondriale presente in quella traccia non corrisponde a quello dell’imputato.
A quasi 15 anni dal delitto di Yara Gambirasio e dopo 11 anni di carcere per Massimo Bossetti, questa apertura rappresenta un primo spiraglio concreto.
"Ci sono voluti sei anni solo per arrivare a questo punto — ha dichiarato l’avvocato Salvagni —, ma adesso abbiamo finalmente la possibilità di iniziare a lavorare seriamente per dimostrare l’innocenza di Bossetti".
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