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La decisione
23 Giugno 2025 - 11:00
In Cina, l’era dell’anonimato digitale è al tramonto. A partire da metà luglio 2025, ogni utente che vorrà navigare online dovrà farlo attraverso un’unica identità digitale rilasciata direttamente dallo Stato. Il nuovo “Internet ID” sarà obbligatorio per accedere a qualunque sito, piattaforma, social o forum. Un’unificazione totale dei dati personali che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe rafforzare la sicurezza informatica. Ma che, nei fatti, potrebbe diventare lo strumento definitivo per la censura.
Attualmente, in Cina non esiste il concetto di anonimato: ogni piattaforma richiede dati reali, come nome, cognome e numero di telefono. Con l’entrata in vigore del nuovo sistema, non servirà più registrarsi a ogni servizio: basterà l’Internet ID. L’agenzia di Stato Xinhua riferisce che oltre sei milioni di cittadini hanno già richiesto la nuova identità digitale. L’obiettivo ufficiale è la tutela della privacy e della sicurezza, ma gli esperti avvertono: il controllo diventa capillare.
Finora, la sorveglianza sul web era affidata a un esercito di moderatori attivi 24 ore su 24. Ma con l’ID unico, lo Stato potrà intervenire in modo diretto e simultaneo su tutte le piattaforme. “Non è solo un sistema di verifica, è uno strumento di controllo in grado di silenziare ogni dissenso in tempo reale”, ha spiegato Xiao Qiang, docente a Berkeley, alla CNN.
Il rischio non è solo la repressione del dissenso: secondo il giurista Haochen Sun, della University of Hong Kong, la centralizzazione dei dati espone i cittadini a nuovi pericoli. “Concentrare miliardi di informazioni in un solo archivio significa creare un bersaglio perfetto per gli hacker”, ha ricordato, citando la clamorosa fuga di dati del 2022, quando finirono online i profili di un miliardo di cinesi.
Sulla carta, ottenere l’Internet ID sarà facoltativo. Nella pratica, però, chi ne sarà sprovvisto rischia di restare tagliato fuori. L’accesso a siti, servizi bancari, trasporti o comunicazioni digitali potrebbe infatti essere subordinato al possesso del nuovo ID. “Il governo potrà usare incentivi o restrizioni per spingere verso l’obbligatorietà, senza mai dichiararla apertamente”, osserva ancora Sun.
La proposta di un’identità digitale nazionale è emersa nel marzo 2024, lanciata da Jia Xiaoliang, alto funzionario della cyber-polizia. Presentata come riforma tecnica, è stata sottoposta a consultazione pubblica durante l’estate. Ma le linee guida definitive, pubblicate nel maggio 2025, non hanno accolto quasi nessuna critica.
Chi ha provato a sollevarne, è stato zittito. Lao Dongyan, docente di diritto a Tsinghua, aveva definito su Weibo il progetto “una sorveglianza totale su ogni attività digitale”. Il post è sparito in poche ore. Il suo account? Sospeso per tre mesi. Se il nuovo sistema entrerà pienamente in funzione, ogni clic, ogni parola scritta online potrà essere ricondotta a un’identità ufficiale.
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