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Il caso

Trevignano, il mistero svelato dal DNA: il sangue sulla statua è di Gisella Cardia

Una perizia genetica consegnata in Procura attribuisce le tracce ematiche sulla Madonna e sul quadro di Cristo alla presunta veggente. Nessun artificio rilevato dagli esami TAC, chiuse le indagini per truffa.

Trevignano, il mistero svelato dal DNA: il sangue sulla statua è di Gisella Cardia

Nella provincia di Roma, tra i campi verdi che circondano Trevignano Romano, da anni una piccola statua della Madonna attira pellegrini e curiosi. Lacrime, sangue, presunti miracoli. Ma ora, dopo mesi di analisi scientifiche, il caso potrebbe aver imboccato una strada molto diversa da quella della fede.

Secondo una perizia genetica consegnata in Procura, le tracce di sangue rilevate sulla celebre statuina – e su un quadro raffigurante Cristo – apparterrebbero a Gisella Cardia, la veggente che ha guidato per anni i raduni spirituali nel luogo diventato ormai noto in tutta Italia.

A occuparsi degli accertamenti è stato il genetista Emiliano Giardina, noto per aver seguito anche il caso Gambirasio. Su incarico della magistratura, ha effettuato test avanzati sulle tracce ematiche presenti sul volto della statua e sul quadro, comparandole con i profili genetici delle persone coinvolte. L'esito? Tutti i campioni analizzati contenevano un solo DNA: quello di Maria Giuseppa Scarpulla, nome all’anagrafe di Gisella Cardia.

Giardina, si apprende, avrebbe condotto anche una tomografia computerizzata (TAC) sui due oggetti, per verificare la presenza di meccanismi interni che potessero spiegare la fuoriuscita dei liquidi. Anche in questo caso, l’analisi non avrebbe rivelato alcun elemento artificiale.

Il quadro che emerge dalle 135 pagine della relazione sembra netto. Oltre alla statuina, il sangue ritrovato sulla veste e sul volto del quadro di Cristo – prelevato dai carabinieri del RIS – risulterebbe anch’esso compatibile esclusivamente con la Cardia. Nessuna traccia, invece, sarebbe stata rilevata del marito, Gianni Cardia, e i campioni analizzati in riferimento al cromosoma Y, utile per l'identificazione maschile, non avrebbero fornito risultati utili.

Da ambienti vicini alla difesa della donna si apprende che si era inizialmente cercato di sostenere l’ipotesi di un "miscuglio genetico", nel tentativo di spostare l’attenzione su un possibile secondo soggetto femminile. Ma le ultime analisi sembrano smentire anche questa pista.

Non tutte le tracce raccolte durante le perquisizioni avrebbero però restituito risultati certi. In alcuni casi – ad esempio su tamponi prelevati dai proprietari della statua – non sarebbe stato possibile estrarre un profilo autosomico utile a fini comparativi. Altre analisi, condotte su presunte macchie ematiche rilevate nel 2016, avrebbero dato esito negativo alla presenza di sangue umano.

Tuttavia, un ulteriore campione analizzato – un batuffolo di cotone – confermerebbe la presenza esclusiva del profilo genetico della Cardia.

Con la chiusura delle indagini e la mancata proroga concessa dal giudice per le indagini preliminari, la vicenda pare avviarsi verso una conclusione giudiziaria. Il procedimento ruota intorno a un'accusa di truffa, nata dopo che numerosi ex fedeli avevano sollevato dubbi sulla veridicità dei presunti fenomeni mistici.

Tra questi, anche Luigi Avella, uno dei primi seguaci a prendere pubblicamente le distanze dalla veggente. Nei suoi confronti era stata presentata una querela per diffamazione, poi archiviata: il giudice ha ritenuto legittimo il suo diritto di critica, anche alla luce del contesto e del linguaggio utilizzato.

Quella che per molti era un’esperienza spirituale intensa, per altri era solo illusione. O peggio, inganno. Ora, con il DNA che parla con voce propria, sarà la giustizia a scrivere l’ultimo capitolo. Ma il dibattito – tra scienza, fede e suggestione – è tutt’altro che chiuso.

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