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In fuga dalle città

Il ritorno alla montagna: quasi 100.000 italiani scelgono la vita in quota in tre anni

Miglioramenti in banda larga, trasporti e servizi spingono l’aumento dei residenti nelle Alpi e negli Appennini, con un’inversione di tendenza soprattutto nel Nord Italia

Il ritorno alla montagna: quasi 100.000 italiani scelgono la vita in quota in tre anni

Negli ultimi anni, la montagna italiana sta vivendo un ritorno di interesse da parte di molte persone, che vedono nelle Alpi e negli Appennini non solo un luogo di bellezza e natura, ma anche una reale opportunità di vita e lavoro. Secondo il Rapporto Montagne Italia 2025, presentato il 24 giugno dall’UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Montane), quasi 100.000 italiani si sono trasferiti in zone montane tra il 2019 e il 2023.

Questa inversione di tendenza, tuttavia, non è uniforme su tutto il territorio montano. Le regioni con il maggior incremento di residenti in quota sono Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Piemonte, con aumenti rispettivamente del 4,67%, 3,7%, 3,2% e 2,6%. Seguono poi le Province autonome di Trento e Bolzano, spesso citate come modelli per le politiche a favore delle comunità montane. Complessivamente, in 137 delle 386 comunità montane analizzate, la popolazione è cresciuta di almeno il 2%.

Al contrario, nel Sud Italia persistono forti flussi di spopolamento: Calabria, Basilicata e Sicilia registrano decrementi significativi, rispettivamente del 2,19%, 1,83% e 1,5%, confermando il divario tra Nord e Sud anche nelle aree montane.

Marco Bussone, presidente di UNCEM, parla di una “stagione del risveglio” per le montagne italiane, sottolineando come le comunità montane abbiano saputo reagire con innovazioni e strategie “dal basso” alle crisi demografiche e ambientali. Bussone invita a superare lo stereotipo dello “spopolamento” come destino ineluttabile, evidenziando come oggi vi siano chiari segnali di inversione di tendenza che meritano attenzione politica.

A supportare questo cambiamento arriva anche un investimento importante: il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, ha firmato un progetto di legge che prevede un fondo di 200 milioni di euro per sostenere lo sviluppo delle aree montane italiane.

Il territorio montano italiano comprende 3.471 comuni, con quasi 9 milioni di residenti, pari al 14,7% della popolazione nazionale. Circa la metà del territorio nazionale è classificata come montana, in base alla normativa vigente.

Rispetto al quinquennio precedente, quando a garantire la sopravvivenza di molte attività rurali e agricole erano soprattutto gli immigrati, oggi l’arrivo di nuovi abitanti è trainato da cittadini italiani, spinti in parte dalla pandemia e dalle opportunità offerte dai fondi PNRR, che hanno migliorato infrastrutture come la banda larga, i trasporti e i servizi educativi.

Il Rapporto sottolinea come due terzi delle comunità montane abbiano avuto un saldo migratorio positivo negli ultimi due anni, con un netto di nuovi residenti superiore a 12 ogni mille abitanti.

Nonostante la montagna resti meno comoda e accessibile rispetto alle città, i miglioramenti infrastrutturali e la possibilità di lavorare da remoto rendono questa scelta di vita sempre più praticabile. La montagna offre aria pulita, spazi aperti, silenzio e opportunità sportive, elementi sempre più apprezzati soprattutto da chi è costretto a fronteggiare il caro vita e l’inquinamento urbano.

Marco Bussone evidenzia anche il ruolo cruciale delle imprese locali e delle amministrazioni, che grazie alla cooperazione e alla filiera produttiva contribuiscono alla crescita delle comunità montane.

Nonostante i progressi, restano però ancora importanti sfide, soprattutto nei settori della sanità e dell’istruzione, per i quali la nuova legge Calderoli prevede finanziamenti significativi. Per sostenere davvero la montagna è fondamentale superare la frammentazione amministrativa e adottare strategie coordinate a livello territoriale, come quelle già avviate con le “Green Community”, che coinvolgono circa 1.300 comuni.

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