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Caso Garlasco
01 Luglio 2025 - 12:53
Oggi si svolge davanti alla Corte di Cassazione l’udienza relativa alla semilibertà concessa ad Alberto Stasi, condannato definitivamente a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. La Procura generale di Milano ha richiesto l’annullamento del provvedimento con cui, l’11 aprile scorso, il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva autorizzato la semilibertà per Stasi, rimandando però il caso a un nuovo esame da parte dello stesso Tribunale. La Procura contesta l’ordinanza, segnalando diversi “vizi di legittimità” nella motivazione, non limitandosi al caso dell’intervista televisiva trasmessa il 30 marzo.
La Suprema Corte, nel corso di un’udienza che dovrebbe svolgersi senza la presenza delle parti e limitarsi all’esame degli atti, valuterà il ricorso presentato dalla Procura. Verranno prese in considerazione anche le osservazioni del pubblico ministero della Cassazione, che potrebbe mantenere o meno la linea della Procura milanese, e le eventuali memorie difensive di Stasi. L’organo giudicante potrà decidere di rigettare il ricorso, confermando così la semilibertà, oppure annullare il provvedimento con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Milano, che dovrà emettere un nuovo giudizio seguendo le indicazioni fornite dalla Cassazione.
Il ricorso, firmato dalla sostituta procuratrice generale Valeria Marino, sotto la direzione di Francesca Nanni, mette in luce, tra gli altri aspetti, l’assenza di autorizzazione specifica per rilasciare un’intervista al programma “Le Iene” durante un permesso premio concesso per ricongiungimento familiare. La Procura sostiene infatti che i permessi premio siano ammessi esclusivamente per motivi familiari, lavorativi o culturali, mentre l’intervista non rientrerebbe in nessuna di queste categorie. Questo rappresenta solo uno dei vari motivi per cui, secondo la Procura milanese, l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza è viziata nella sua motivazione.
Il delitto di Garlasco risale al 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata uccisa nella sua abitazione nel Pavese dal fidanzato, all’epoca 24enne. Proprio lui è stato condannato in via definitiva nel 2017. Nel 2025, invece, risulta iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, già indagato in passato (indagini poi archiviate), in relazione al DNA compatibile trovato sotto le unghie della vittima.
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