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TERRORISMO ITALIANO
02 Luglio 2025 - 02:30
La Corte Suprema dell’Argentina ha espresso parere favorevole all’estradizione in Italia di Leonardo Bertulazzi, ex membro delle Brigate Rosse. La notizia è stata riportata dal quotidiano Clarín, che ricorda come l’ultima decisione spetti ora al presidente argentino Javier Milei, come previsto dalle procedure di estradizione del Paese.
Bertulazzi era stato arrestato a Buenos Aires il 29 agosto 2024, dopo che le autorità argentine avevano revocato lo status di rifugiato politico, riconosciutogli nel 2004. A novembre dello stesso anno era stato poi rimesso in libertà.
L’ex brigatista era già stato fermato nel 2002, sempre nella capitale argentina, grazie a un’indagine condotta congiuntamente dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione italiana, dalla Digos di Genova e dall’Interpol. Anche in quell’occasione, dopo alcuni mesi di detenzione, era stato rilasciato.
Latitante dal 1980, Bertulazzi è noto per aver partecipato, insieme a Mario Moretti e Riccardo Dura, al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, avvenuto il 12 gennaio 1977 a Genova. La prigionia durò 81 giorni e si concluse con il pagamento di un riscatto di 50 milioni di lire, denaro che fu poi impiegato per l’acquisto dell’appartamento in via Montalcini 8 a Roma, dove fu successivamente tenuto prigioniero Aldo Moro.
Bertulazzi, appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, è stato condannato a una pena complessiva di 27 anni di reclusione per reati che comprendono il sequestro di persona, l’associazione sovversiva e la partecipazione a banda armata.
Originario del Veneto, era figlio di un maresciallo dell’esercito e si trasferì a Genova con la famiglia negli anni Sessanta. Crebbe nel quartiere di Prà e frequentò il liceo scientifico Fermi di Sampierdarena. Dopo l’iscrizione alla facoltà di Lettere, si avvicinò ai movimenti politici, aderendo inizialmente a Lotta Continua e successivamente entrando nelle Brigate Rosse, con il nome di battaglia “Stefano”.
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