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TERRORISMO ITALIANO

Argentina, sì della Corte Suprema all’estradizione di Leonardo Bertulazzi

L’ex membro delle Brigate Rosse fu tra i protagonisti del sequestro Costa del 1977

Argentina, sì della Corte Suprema all’estradizione di Leonardo Bertulazzi

La Corte Suprema dell’Argentina ha espresso parere favorevole all’estradizione in Italia di Leonardo Bertulazzi, ex membro delle Brigate Rosse. La notizia è stata riportata dal quotidiano Clarín, che ricorda come l’ultima decisione spetti ora al presidente argentino Javier Milei, come previsto dalle procedure di estradizione del Paese.

Bertulazzi era stato arrestato a Buenos Aires il 29 agosto 2024, dopo che le autorità argentine avevano revocato lo status di rifugiato politico, riconosciutogli nel 2004. A novembre dello stesso anno era stato poi rimesso in libertà.

L’ex brigatista era già stato fermato nel 2002, sempre nella capitale argentina, grazie a un’indagine condotta congiuntamente dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione italiana, dalla Digos di Genova e dall’Interpol. Anche in quell’occasione, dopo alcuni mesi di detenzione, era stato rilasciato.

Latitante dal 1980, Bertulazzi è noto per aver partecipato, insieme a Mario Moretti e Riccardo Dura, al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, avvenuto il 12 gennaio 1977 a Genova. La prigionia durò 81 giorni e si concluse con il pagamento di un riscatto di 50 milioni di lire, denaro che fu poi impiegato per l’acquisto dell’appartamento in via Montalcini 8 a Roma, dove fu successivamente tenuto prigioniero Aldo Moro.

Bertulazzi, appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, è stato condannato a una pena complessiva di 27 anni di reclusione per reati che comprendono il sequestro di persona, l’associazione sovversiva e la partecipazione a banda armata.

Originario del Veneto, era figlio di un maresciallo dell’esercito e si trasferì a Genova con la famiglia negli anni Sessanta. Crebbe nel quartiere di Prà e frequentò il liceo scientifico Fermi di Sampierdarena. Dopo l’iscrizione alla facoltà di Lettere, si avvicinò ai movimenti politici, aderendo inizialmente a Lotta Continua e successivamente entrando nelle Brigate Rosse, con il nome di battaglia “Stefano”.

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