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CRONACA NERA

Ritrovata la testa del corpo decapitato sull’autostrada del Brennero dopo 17 anni

Si trattava di Mustafa Sahin, vittima del suocero, il cranio scoperto nel giardino dell’ex casa dell’assassino in Germania

Ritrovata la testa del corpo decapitato sull’autostrada del Brennero dopo 17 anni

Dopo quasi due decenni di indagini e misteri, la Procura di Bolzano ha annunciato un importante sviluppo nel caso del corpo decapitato rinvenuto il 21 febbraio 2008 lungo l’autostrada del Brennero, nei pressi di Chiusa. Per anni il cadavere era rimasto senza identità, ma ora si apprende che si tratta di Mustafa Sahin, un ventenne di origine turca e cittadino tedesco. Recentemente, infatti, è stata rinvenuta la testa del corpo, nascosta sotto alcune lastre di cemento nel giardino della casa in cui Sahin viveva a Sontheim an der Brenz, in Germania. Il nuovo proprietario dell’abitazione ha fatto la macabra scoperta, riportata dalla stampa locale, e si attende ora la conferma definitiva tramite esami del DNA.

La vicenda e la scoperta

Il giovane Mustafa Sahin fu strangolato nel suo garage a Sontheim an der Brenz, nove giorni prima del ritrovamento del corpo senza testa sul Brennero. L’omicidio, avvenuto in Germania, è stato attribuito al suocero della vittima, Alfonso Porpora, all’epoca sessantunenne. Porpora, che non ha mai ammesso né spiegato il motivo della decapitazione, aveva fornito versioni contraddittorie sulla collocazione del corpo, sostenendo di averlo abbandonato tra Roma e Napoli, mentre era invece stato lasciato proprio in Alto Adige.

Attualmente Porpora è detenuto in Germania, condannato all’ergastolo per altri due omicidi commessi nel 2014 e nel 2018. Nel 2014 uccise Marco, il secondo compagno della figlia, mentre nel 2018 assassinò un uomo di 59 anni legato alla famiglia Porpora tramite un contratto di affitto.

I retroscena e l’indagine

Le indagini si sono riaperte lo scorso anno, quando Porpora ha confessato l’omicidio di Sahin, spingendo la polizia tedesca a coinvolgere la Procura di Bolzano e la Squadra mobile locale, chiedendo la revisione dei reperti relativi al ritrovamento del 2008. La moglie di Sahin, figlia di Porpora, ha riconosciuto il corpo del marito attraverso le immagini e ha raccontato agli inquirenti che il padre aveva costretto Sahin a sposarla, arrivando a puntargli una pistola per ottenere la firma su un documento.

La vicenda si tinge così di un quadro familiare drammatico e violento: nell’omicidio del 31 ottobre 2014, Porpora e i suoi due figli, Giovanni e Giacomo (anch’essi condannati a pene detentive di 15 e 9 anni), immobilizzarono Marco e lo strangolarono dopo una cena. Il corpo venne conservato in un congelatore prima di essere abbandonato in un bosco nella provincia siciliana di Enna.

Con la scoperta della testa e la conferma del DNA, si chiude un capitolo di un caso che per 17 anni è rimasto avvolto nel mistero, segnando una svolta significativa nelle indagini e nella giustizia per Mustafa Sahin.

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