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Turista italiano ucciso da un’orsa in Romania: il dibattito sulla convivenza tra uomo e orso

Un 48enne italiano muore dopo l’attacco di un’orsa con due cuccioli in Romania: riacceso il problema sulla gestione della fauna selvatica

Turista italiano ucciso da un’orsa in Romania: il dibattito sulla convivenza tra uomo e orso

Foto di repertorio

Un uomo italiano di 48 anni è stato ucciso lo scorso 2 luglio da un’orsa con due cuccioli mentre si trovava in vacanza in Romania. La tragedia è avvenuta durante una sosta lungo la celebre strada panoramica Transfăgărășan, una delle mete turistiche più frequentate dei Carpazi. L’orsa responsabile dell’aggressione è stata abbattuta poco dopo, come previsto dalla normativa romena. La notizia ha inevitabilmente richiamato alla memoria l’unico caso analogo avvenuto in Italia, nel 2023, in Trentino, ma il contesto ecologico e gestionale dei due Paesi è molto diverso.

In Trentino gli orsi sono stati reintrodotti a partire dal 1999 con un progetto europeo, dopo che la specie era scomparsa a causa della caccia. Oggi se ne contano circa un centinaio, distribuiti in un’area di circa 2.000 chilometri quadrati. In Romania, invece, la popolazione di orsi bruni non si è mai estinta: secondo stime recenti basate su dati genetici, si aggira tra i 10.000 e i 13.000 esemplari. Solo nella zona dove è avvenuta l’aggressione, un’area di circa 1.000 chilometri quadrati di foreste, vivono 112 orsi.

La Romania è, dopo la Russia, il Paese europeo con il maggior numero di orsi. Questo ha portato negli anni a numerosi episodi di conflitto tra animali selvatici e persone. Secondo il ministero dell’Ambiente rumeno, negli ultimi vent’anni 26 persone sono state uccise da orsi e 274 sono rimaste ferite. Dati che hanno spinto le autorità locali a rivedere le politiche di gestione. Dopo l’uccisione, un anno fa, di una giovane escursionista di 19 anni, il parlamento rumeno ha deciso di aumentare drasticamente le quote di abbattimento. Se in passato il limite annuale era di 140 esemplari, per il 2024 e il 2025 è stato portato a 426, con la possibilità di abbatterne altri 55 in caso di emergenza, come le aggressioni a persone. In Italia, invece, non esistono quote di abbattimento, vista la fragilità e la limitata numerosità della popolazione locale.

Secondo le normative in vigore sia in Romania che in Italia, un orso che ha attaccato un essere umano può essere soppresso, poiché ritenuto a rischio di reiterare comportamenti pericolosi. L’abbattimento dell’orsa responsabile della morte del turista italiano rientra in questa prassi. Tuttavia, diverse organizzazioni ambientaliste, tra cui il Wwf, hanno criticato l’approccio della Romania, definendo la nuova quota di abbattimenti una risposta emotiva, non basata su evidenze scientifiche. Secondo gli esperti, il vero nodo da affrontare è quello della convivenza tra esseri umani e fauna selvatica, che richiede prevenzione, informazione e rispetto delle regole.

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