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Lavoro
08 Luglio 2025 - 13:15
Cedere i propri giorni di ferie a un collega in difficoltà, per permettergli di affrontare un momento delicato della vita senza dover scegliere tra lavoro e famiglia. È questo il principio alla base delle ferie solidali, una misura ancora poco conosciuta ma sempre più diffusa nelle aziende italiane.
Un gesto volontario, gratuito, eppure regolamentato dalla legge: una forma di welfare aziendale che mette al centro il lavoratore e la solidarietà tra colleghi. Ma di cosa si tratta, chi può beneficiarne e come funziona davvero?
Le ferie solidali sono state introdotte in Italia nel 2015 con il Jobs Act (decreto legislativo n. 151 del 14 settembre 2015), ispirandosi a modelli già esistenti in altri Paesi europei, come la Francia.
La misura permette a un lavoratore dipendente di donare parte delle proprie ferie maturate a un collega che ne ha bisogno, ma che non ha abbastanza giorni a disposizione per assentarsi dal lavoro.
Il caso previsto dalla legge riguarda in particolare i genitori di figli minori gravemente malati, che necessitano di cure e assistenza costanti. Quando il lavoratore ha finito le sue ferie o i permessi, può ricevere il supporto dei colleghi, che decidono di donargli volontariamente i propri giorni in eccesso.
Tecnicamente, si tratta di una cessione a titolo gratuito di giorni di ferie. Ma con alcuni paletti chiari:
Non si possono cedere le ferie obbligatorie previste per legge (pari a quattro settimane annue);
La cessione è volontaria, mai imposta;
Deve essere prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) o da un accordo aziendale specifico;
Le ferie donate devono essere già maturate dal lavoratore donatore.
Il collega ricevente può così continuare a percepire lo stipendio, pur restando assente dal lavoro per assistere il proprio figlio.
Il riferimento normativo è l’articolo 24 del decreto legislativo 151/2015, che recita: “I lavoratori possono cedere a titolo gratuito i riposi e le ferie da loro maturati ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, al fine di consentire a questi ultimi di assistere i figli minori che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti”.
In pratica, la legge permette la cessione, ma non la impone. La sua applicazione concreta dipende dalla contrattazione collettiva o dalle politiche aziendali.
Non tutti i CCNL includono esplicitamente le ferie solidali. Attualmente, le categorie che prevedono questa possibilità sono:
Chimico e farmaceutico
Metalmeccanico
Credito e banche
Pubblico impiego
Università ed enti di ricerca
Alcune fondazioni private
In assenza di una norma nel contratto collettivo, le ferie solidali possono comunque essere attivate tramite un accordo aziendale interno, che deve stabilire modalità, limiti e procedure.
La normativa nazionale parla chiaro: il lavoratore può ricevere ferie solidali solo per assistere figli minori con gravi problemi di salute. Tuttavia, in alcuni contesti aziendali o settori pubblici, sono stati firmati accordi più ampi, che includono anche altri familiari, come genitori anziani o parenti coinvolti in incidenti gravi.
In questi casi, è l’azienda o l’ente a estendere volontariamente la platea dei beneficiari, ampliando il raggio d’azione della misura.
Le ferie solidali rappresentano una forma concreta di welfare partecipato, che va oltre il contratto e mette al centro le relazioni umane tra colleghi.
Offrono una risposta a situazioni drammatiche che possono capitare a chiunque, creando cooperazione e fiducia all’interno dei luoghi di lavoro. Non solo: aiutano a costruire ambienti più umani, dove la solidarietà non è solo un valore astratto, ma una pratica reale.
Le ferie solidali non sono ancora conosciute da tutti, ma stanno lentamente guadagnando spazio nel panorama lavorativo italiano. Sono uno strumento prezioso, che dimostra come anche nel mondo del lavoro sia possibile fare squadra, nei momenti più difficili.
Per sapere se si può accedere a questo diritto, è importante informarsi sul proprio contratto collettivo e, in caso, parlarne con l’ufficio del personale o con i rappresentanti sindacali.
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