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Le indagini

Garlasco, frammenti di Dna di "Ignoto 3" nel tampone orofaringeo di Chiara Poggi

Verranno effettuate ulteriori analisi per escludere che ci siano state contaminazioni

Garlasco, frammenti di Dna di "Ignoto 3" nel tampone orofaringeo di Chiara Poggi

Chiara Poggi

A distanza di 18 anni dal delitto di Garlasco, un nuovo dettaglio alimenta dubbi e tensioni in un caso che sembrava archiviato. Il tampone orofaringeo di Chiara Poggi, analizzato nell’ambito dell’incidente probatorio avviato dalla nuova inchiesta, ha rivelato una traccia genetica maschile sconosciuta, ribattezzata “Ignoto 3”. Su cinque prelievi effettuati sulla garza usata durante l’autopsia del 2007, uno è compatibile con l’assistente del medico legale, mentre l’altro non corrisponde a nessun profilo noto.

Gli altri tre campioni sono risultati illeggibili, ma il dato certo è che quella garza non era un tampone sterile, bensì un materiale usato per raccogliere il Dna di Chiara, da confrontare con le tracce ematiche trovate sulla scena del crimine. Un dettaglio che oggi solleva pesanti interrogativi sulle modalità con cui fu condotto l’esame autoptico.

Denise Albani, genetista nominata dal gip di Pavia, ha chiesto chiarimenti al medico legale Dario Ballardini, che eseguì l’autopsia. Vuole sapere perché sia stata utilizzata una garza non sterile, chi era presente in sala oltre a lui e al suo assistente, e se l’ambiente fosse protetto da adeguati protocolli igienici. Il sospetto è che la presenza del Dna maschile sconosciuto sia il frutto di una contaminazione post mortem.

Il fronte degli esperti è diviso. Alcuni consulenti parlano di profilo netto e completo, con 22 marcatori, altri ritengono che si tratti di un miscuglio genetico tra l’assistente e un'altra persona non identificata, entrata in contatto con la garza senza precauzioni, magari senza pinze, guanti o mascherina. Addirittura si ipotizza la presenza accidentale di un universitario in stage, o di un soggetto che ha starnutito in sala autoptica.

Per fare chiarezza, verranno effettuati tamponi anche agli addetti alle pompe funebri e ai soccorritori intervenuti nell’immediatezza del delitto. Un passaggio cruciale per stabilire se quella traccia misteriosa sia una contaminazione banale o un indizio sfuggito per anni.

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