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Nel cuore della giungla, il mistero del re Maya dimenticato

Gli archeologi pensano di aver trovato il leggendario fondatore di Caracol. Ma l’identità resta un enigma

Nel cuore della giungla, il mistero del re Maya dimenticato

Un’antica maschera in giada, gioielli preziosi, ceramiche raffinate e un teschio capovolto: sono solo alcuni degli straordinari reperti trovati nella nuova, eccezionale scoperta archeologica nella città Maya di Caracol, nel cuore della giungla del Belize. Gli archeologi Diane e Arlen Chase, che studiano il sito da quasi quarant’anni, hanno annunciato di aver portato alla luce quella che potrebbe essere la più antica sepoltura reale mai rinvenuta nell’area. E forse il luogo di riposo di Te K’ab Chaak, il mitico fondatore della dinastia che governò Caracol per oltre quattro secoli.

La tomba, datata tra il 330 e il 350 d.C., si trova nell’acropoli nordorientale del sito, in una camera ricoperta di cinabro rosso. All’interno, i resti di un uomo anziano giacevano accanto a oggetti pregiati: una maschera funeraria in mosaico di giada e conchiglie, tre paia di orecchini in giada, quattro perle scolpite con volti di scimmie ragno, vasellame dipinto e un teschio ritrovato dentro un vaso. «Tutto in lui dice "sovrano"», afferma Diane Chase, convinta che si tratti proprio di Te K’ab Chaak. Tuttavia, in assenza di iscrizioni che lo identifichino con certezza, l’attribuzione resta ancora ipotetica.
La scoperta potrebbe anticipare di almeno 28 anni i primi contatti noti tra i Maya e Teotihuacan, l’enigmatica metropoli dell’altopiano centrale oggi in Messico. Una delle prove sarebbe la presenza, a Caracol, di una sepoltura con cremazione (pratica tipica dell’élite di Teotihuacan ma rara per i Maya) oltre a lame di ossidiana verde provenienti da nord.

Non tutti gli esperti però concordano. «Molti elementi sono affascinanti, ma mancano ancora prove definitive», osserva l’archeologa Anabel Ford. Gli studiosi intendono presentare i risultati ad agosto a un congresso internazionale, mentre si preparano a nuove analisi sui resti: test isotopici e, se possibile, l’estrazione di DNA antico.

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