Cerca

Le pensioni

Lavori usuranti e gravosi, boom di richieste per la pensione anticipata: cosa prevede la normativa

Oltre 300mila italiani hanno chiesto l’uscita agevolata: ecco come funziona e quali sono le differenze tra i due profili

Lavori usuranti e gravosi, boom di richieste per la pensione anticipata: cosa prevede la normativa

Cresce il numero di chi punta alla pensione anticipata grazie al riconoscimento della propria mansione come gravosa o usurante. Secondo i dati INPS, nel solo 2025 sono state oltre 300mila le domande presentate, segno evidente della centralità che queste categorie rivestono nel sistema previdenziale nazionale. Si tratta di lavori che, pur con sfumature diverse, condividono un impatto significativo sulla salute psicofisica dei lavoratori. Da qui l’accesso a condizioni più favorevoli per andare in pensione prima.

Eppure, nel dibattito pubblico i concetti di “lavoro gravoso” e “lavoro usurante” vengono spesso confusi. Una sovrapposizione che non aiuta a comprendere il quadro normativo, né a orientarsi tra i requisiti previsti. Le due definizioni, in realtà, fanno riferimento a contesti differenti. I lavori usuranti sono quelli caratterizzati da condizioni ambientali estreme o da sforzi fisici continuativi e logoranti. Sono in genere mansioni storicamente considerate pericolose o stressanti, come il lavoro in miniera, in galleria, ad alte temperature o durante la notte. Per questi profili esiste un quadro normativo consolidato sin dal Decreto Legislativo del 1993, ampliato successivamente nel 2011.

I lavori gravosi, invece, sono stati identificati più di recente, a partire dalla Legge di Stabilità 2017, e aggiornati nel tempo con successive leggi di bilancio. Si tratta di impieghi meno pericolosi sul piano fisico, ma comunque intensi o mentalmente faticosi, svolti spesso in condizioni di carico prolungato, come quelli degli infermieri su turni, degli operai edili, degli addetti alla pulizia, delle maestre o dei facchini.

In entrambi i casi, la legge prevede la possibilità di accedere alla pensione prima dell’età pensionabile ordinaria, ma con requisiti diversi e condizioni precise. In linea generale, i lavoratori devono dimostrare di aver svolto la mansione faticosa per almeno sette anni negli ultimi dieci, oppure per metà della propria vita lavorativa. A seconda che si tratti di dipendenti o autonomi, l’età richiesta oscilla tra i 61 e i 63 anni, con almeno 35 anni di contributi. Per chi lavora di notte, valgono soglie più favorevoli solo se le notti lavorate superano un certo numero annuo.

L’INPS ha confermato che le attuali regole resteranno in vigore almeno fino al 31 dicembre 2026. Questo significa che chi ha svolto professioni logoranti, come l’addetto alla raccolta rifiuti o il conducente di mezzi pubblici, può beneficiare di un’uscita anticipata, se in possesso della documentazione necessaria a dimostrare l’effettiva attività.

La pensione anticipata non è automatica. Serve un’attestazione del datore di lavoro, deve essere dimostrato il periodo effettivo di esposizione, e occorre presentare tutta la documentazione all’INPS, che valuterà la domanda. Solo dopo la verifica completa, il lavoratore può vedersi riconosciuto il diritto.

Il dibattito sul futuro di queste misure resta aperto. Alcune forze politiche chiedono di ampliare ulteriormente le categorie ammesse, mentre le associazioni sindacali spingono per semplificare le procedure. Intanto, però, chi si trova in una professione faticosa può – almeno sulla carta – contare su un sistema che riconosce il peso del lavoro sulla salute e cerca di correggere le disuguaglianze legate al tipo di mestiere svolto.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.