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Lavoro & crisi
28 Luglio 2025 - 17:40
Non è arrivata alcuna proposta d’acquisto per Magneti Marelli, storica azienda italiana del settore componenti auto, oggi in mano al fondo statunitense KKR. Con il termine scaduto il 26 luglio, e in assenza di nuovi acquirenti, la proprietà passerà ai creditori, guidati dal fondo di investimento Strategic Value Partners (SVP).
Magneti Marelli, con oltre 100 anni di storia e un ruolo centrale nell’industria automobilistica italiana, impiega attualmente 46.000 persone in tutto il mondo, di cui 6.000 in Italia. L’azienda ha cominciato a perdere terreno a causa delle difficoltà dei suoi principali clienti, Stellantis e Nissan, e delle trasformazioni che stanno rivoluzionando il settore automotive, tra elettrificazione e nuove tecnologie.
La crisi ha avuto origine anche da scelte strategiche e contesti globali sfavorevoli: dopo l’acquisizione da parte di KKR nel 2018 per 6,2 miliardi di euro (tramite CK Holdings), l’azienda ha affrontato prima la pandemia e poi la contrazione del mercato automobilistico globale.
Con circa 4,9 miliardi di euro di debiti accumulati, il futuro della società passerà nelle mani dei suoi principali creditori. In testa al gruppo c’è il fondo SVP, affiancato da importanti istituti finanziari come:
Mizuho, colosso bancario giapponese con un patrimonio gestito di oltre 2.000 miliardi di dollari;
Deutsche Bank, una delle principali banche europee;
lo stesso Strategic Value Partners, noto per operazioni ad alto rischio e ristrutturazioni aziendali.
A supportare la transizione è stato chiamato Patrick Koller, ex amministratore delegato di Forvia (nata dalla fusione tra Faurecia e Hella), figura di rilievo nel settore europeo della componentistica.
Il destino dei 6.000 dipendenti italiani è oggi incerto. Magneti Marelli dispone di 170 stabilimenti e centri di ricerca in tutto il mondo, ma alcuni siti nel nostro Paese stanno già attraversando fasi critiche.
Nel 2024, ad esempio, lo stabilimento di Crevalcore (Bologna) è stato ceduto alla piemontese Tecnomeccanica per un prezzo simbolico di un euro, segno evidente della fragilità economica di alcune sedi.
Il legame con l’Italia, consolidato negli anni in cui Magneti Marelli faceva parte del gruppo Fiat (oggi FCA Stellantis), rischia ora di indebolirsi ulteriormente con la nuova gestione dei creditori.
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