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Asti dice basta ai piccioni: via libera al controllo nelle periferie e fuori città

Installate gabbie in città, mentre fuori si potrà intervenire con armi e permessi speciali per limitare i danni ambientali e sanitari

Asti dice basta ai piccioni: via libera al controllo nelle periferie e fuori città

In provincia di Asti è stato avviato ufficialmente un programma dedicato alla gestione e al contenimento di alcune specie animali, sia selvatiche sia urbane. Tra queste rientrano i piccioni, ma anche cinghiali, caprioli, corvidi, minilepri e nutrie. L’iniziativa mira a ridurre gli impatti negativi di una presenza eccessiva di questi animali sull’ambiente e sulla salute pubblica.

Il punto più delicato riguarda soprattutto i piccioni nelle zone cittadine. Davide Migliasso, consigliere provinciale con delega alla caccia, spiega che nelle aree urbane più colpite verranno installate gabbie per la cattura, mentre l’abbattimento con armi da fuoco sarà vietato all’interno dei centri abitati. L’uso delle armi sarà invece consentito nelle aree periferiche e extraurbane, affidato a guardie faunistiche e a privati che posseggano porto d’armi e un patentino specifico, rilasciato dopo un corso di formazione organizzato dalla Provincia.

Secondo i dati raccolti, la densità di piccioni in provincia è particolarmente alta: ad Asti si registrano fino a 14.000 esemplari per chilometro quadrato, seguita da Castelnuovo Don Bosco con 10.000, Isola d’Asti con 3.000 e Nizza Monferrato con quasi 2.000. Anche comuni più piccoli come Bubbio e Monastero Bormida mostrano numeri significativi, mentre alcune zone collinari della Langa Astigiana risultano meno interessate.

Il tema ha suscitato un acceso confronto politico e ambientale. Maria Ferlisi, capogruppo del Pd in consiglio comunale ad Asti, ha presentato un’interpellanza chiedendo misure concrete per il controllo della popolazione di piccioni, definendo la questione “una seria problematica di igiene pubblica”. Dall’altra parte, l’associazione ambientalista SEqus critica l’iniziativa, bollandola come “ideologica” e poco rilevante rispetto alle reali sfide ambientali della città, sottolineando che, in una realtà inquinata come Asti, il guano dei piccioni è tra gli ultimi problemi da affrontare.

Il programma provinciale coinvolge anche altre specie: il censimento venatorio ha evidenziato la presenza di quasi 8.000 cinghiali, più di 500 caprioli, oltre a numerosi corvidi, minilepri e nutrie. Per tutte queste specie sono attivi piani di contenimento che prevedono rigidi requisiti, tra cui il porto d’armi, la frequenza di corsi specifici e le necessarie autorizzazioni.

Per esempio, per le nutrie – specie originaria del Sud America introdotta in Italia per l’allevamento di pellicce e oggi diffusa soprattutto nelle campagne dopo la chiusura degli allevamenti – sono già in programma serate informative rivolte a chi vuole ottenere il permesso per intervenire. Questi animali causano spesso danni agli ecosistemi locali e alle infrastrutture idrauliche.

Il dibattito rimane acceso: da una parte si difende la biodiversità, dall’altra si sottolinea la necessità di azioni tempestive per proteggere la salute pubblica e l’agricoltura. La Provincia difende il proprio piano, precisando che non si tratta di una “caccia libera”, ma di un contenimento mirato, autorizzato e regolamentato, indispensabile per preservare l’equilibrio ambientale del territorio, come conferma lo stesso Migliasso.

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