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Sanità piemontese - I retroscena
10 Agosto 2025 - 06:30
Picco, Schael e Tranchida
Non è una questione politica, non più. Ma di campanile. Naturalmente nulla filtra dalle segreterie dei partiti di centrodestra, meno che mai dalla giunta Cirio, ma i rumors non si contano. Quando Schael se ne andrà (ammesso che se ne vada, perché al momento tutto è possibile), colui che lo sostituirà non sarà scelto per la tessera di partito che ha in tasca, ma per le competenze e per «la sua estrazione». Per estrazione, elemento dirimente, si intende se il nuovo manager è o meno di Torino e conosce le dinamiche della Sanità sotto la Mole, a cominciare dalla Città della Salute e della Scienza. Per questo motivo dai sei candidati citati qualche giorno fa, in lizza ne sono rimasti solo due. Il primo, colui che all’inizio sembrava il favorito assoluto, Livio Tranchida, non è più il pole position, scalzato da un altro candidato, Carlo Picco, oggi al vertice dell’Asl Città di Torino. Tranchida, per quanto sia il “candidato di Cirio”, pagherebbe il fatto di non conoscere Torino. Attualmente ricopre un ruolo apicale nella sanità di Cuneo, feudo elettorale sicuro del presidente della Regione. Picco, simpatie leghiste, ma manager capace e stimato anche nei partiti dell’opposizione, offrirebbe maggiori garanzie: «Sa come stanno le cose e ha la capacità di dialogare con tutti», spiega una fonte del “grattacielo”. Picco non è il candidato dell’assessore Riboldi che, dopo la cantonata Schell, difficilmente potrà indicare il nome del successore.
Del manager torinese ovviamente parla bene la Lega, ma Picco trova consensi e sostegni anche tra le fila di Fratelli d’Italia e in Forza Italia e non sarebbe sgradito al Pd. Anche i sindacati hanno apprezzato il suo lavoro nell’Asl che attualmente dirige e lo preferirebbero a Tranchida. Infine, sarebbe immediatamente disponibile, conoscendo bene ciò che andrà a fare. Ora, il cerino, individuato il possibile nuovo commissario della Città della Salute, torna tra le mani di Riboldi e Cirio che dovranno capire come e a quale prezzo liquidare il “tedesco”. Infine, bisogna anche considerare che, allo stato dei fatti, sarà Schael ad apporre la firma sul bilancio, ammesso che lo voglia fare. Ma potrebbe anche verificarsi un’accelerazione (agosto è il mese dei cambiamenti silenziosi), con l’insediamento immediato del nuovo direttore generale. In calce al documento cambierebbero nome e cognome. Quest’ultima ipotesi però (immaginare la sottoscrizione del bilancio nel giro di poche settimane dall’insediamento), appare uno scenario poco credibile e molto rischioso. Quale manager, con le inchieste passate e quelle ancora in corso e con tutto quel che gira attorno ad esse, prenderebbe la penna senza avere la certezza di non firmare, insieme al bilancio, anche una sua “condanna a morte”? In effetti, l’unico che sembra in grado di farlo, di correre un rischio calcolato, è proprio Picco che conosce alla perfezione ogni piega della Sanità torinese. Ma, c’è un ma, sembra che il manager non sia disposto a lasciare l’incarico che occupa: Cirio e Riboldi dovranno convincerlo, e non sarà una cosa facile.
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