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Il fatto
12 Agosto 2025 - 13:40
Chiara Poggi
La Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, rompe il silenzio sul presunto dna ignoto trovato nella bocca di Chiara Poggi, uccisa diciotto anni fa a Garlasco. Con un comunicato diffuso oggi, martedì 12 agosto, gli inquirenti chiariscono che si tratta con ogni probabilità di una contaminazione da autopsia, una delle ipotesi già circolate dopo le prime indiscrezioni.
Il profilo genetico sconosciuto era stato individuato su una garza usata dal medico legale all’epoca per il prelievo di materiale biologico. La Procura ha disposto approfondimenti per verificare un possibile contatto con precedenti esami autoptici. Le nuove analisi, affidate alla celebre antropologa e medico legale Cristina Cattaneo, si concentreranno anche sulle cause della morte.
Le verifiche comparative, non previste inizialmente nell’incidente probatorio, sono state condotte dai genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani per scongiurare indagini su soggetti estranei. Il raffronto con “preparati istologici” di cinque uomini sottoposti ad autopsia nello stesso periodo di Chiara Poggi ha rivelato una concordanza parziale degli alleli con uno di essi, indicato come codice 153E: un dato che, pur incompleto, suggerisce la provenienza del materiale biologico da quell’individuo.
La Procura ribadisce anche la fiducia nel lavoro della genetista Denise Albani, incaricata nell’attuale inchiesta che vede indagato Andrea Sempio. «Ogni dichiarazione non contenuta in comunicati ufficiali – avvertono gli inquirenti – è priva di fondamento». Un monito che riecheggia quello dello scorso luglio, quando Napoleone aveva criticato le interpretazioni esterne al caso, accusandole di alimentare soltanto confusione.
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