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Sanità

Il caso Schael: un pasticcio all'italiana

Schael saluta, Tranchida alla guida: finisce la fase commissariale, restano i bilanci senza firme, opposizione distratta e troppi nodi politici e gestionali irrisolti

Il caso Schael: un pasticcio all'italiana

Se vogliamo, la possiamo anche mettere così: Thomas Schael è davvero un super manager e in soli 5 mesi ha raggiunto tutti gli obiettivi, ben prima dei 5 anni previsti dal suo contratto. Formalmente è così, perché dopo di lui non è stato nominato un commissario, ma direttamente il direttore generale della Città della Salute e della Scienza di Torino, segno che l’azienda è uscita dalla fase commissariale. E un commissario se ne va, da quando mondo è mondo, solo solo dopo aver rimesso le cose a posto. Logica vuole che se Schael non avesse raggiunto gli obiettivi, la Regione avrebbe dovuto licenziarlo e nominare un secondo commissario. Invece si è deciso per la solita soluzione (o pasticcio) all’Italiana. La nomina di un direttore generale di fatto annulla, con un colpo di spugna, tutte le azioni che “il tedesco” avrebbe potuto intraprendere contro la giunta e l’assessorato.

Purtroppo, però, i problemi restano e la Città della Salute continua a boccheggiare, non ci sono firme sotto i bilanci e questo inaspettato ritorno alla normalità pone interrogativi seri. Ovviamente l’opposizione in Consiglio regionale, invitata a nozze, comincia solo ora a vedere l’autostrada che ha di fronte, ma nonostante ciò, persevera soporifera nel suo tram tram quotidiano. Giusto Daniele Valle ha intravisto la falla, ma non sembra particolarmente supportato dai suoi, ancora a prendere il sole in riviera o chissà dove. La nota positiva è rappresentata dal nuovo direttore generale Tranchida (checché se ne dica, uomo di Cirio, non a caso viene da Cuneo), le cui capacità manageriali nessuno disconosce. Ma i grandi ospedali di Torino rappresentano, tutti insieme, una realtà tra le più complesse del Paese e governarla è complicato. Lo è stato per Schael, lo sarà per Tranchida.

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