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Cinghiali liberi in città: perchè succede?

Le prime volte, a leggerne, c’era chi sorrideva. Poi è diventato un incubo

Cinghiali liberi in città: perchè succede?

Le prime volte, a leggerne, c’era chi sorrideva. Branchi di cinghiali che arrivavano in città. Poi è diventato un incubo.

Un problema reale per gli automobilisti. E per le assicurazioni, che si trovano a risarcire i danni. Per non parlare della peste suina e dei danni all’agricoltura. Ma torniamo a Mirafiori.

Quando pensi di vivere in città, ti aspetti semafori, tram, forse qualche gatto randagio. Ma ormai a Mirafiori Sud si aggiungono anche i cinghiali. E non uno o due, ma interi branchi. L’ultimo, almeno otto esemplari, è stato avvistato venerdì sera in corso Unione Sovietica, vicino al capolinea del tram 4.
«Sono gli stessi di Nichelino» sostiene qualcuno, in fuga dagli abbattimenti programmati. Ma sarà vero?
«Pensare di poter dare una residenza ai cinghiali è un esercizio dialettico antropocentrico miope e folle» ribatte l’assessore alle Politiche Animaliste di Nichelino, Fiodor Verzola. «Sono animali non stanziali, migrano. Il fulcro delle loro attività è legato al ciclo integrale dei rifiuti». Ciò che l’uomo lascia, ovvero l’immondizia, diventa per loro una fonte di sostentamento. «Abbiamo, a due passi, il parco naturale di Stupinigi che confina con sette comuni. Il Sangone, per loro, è una specie di autostrada naturale. Ma i cinghiali non nascono lì».

Il problema è nazionale. «Una specie reintrodotta per finalità venatorie». Ovvero? «prima l’animale era rarissimo da incontrare. È stato introdotto dai cacciatori stessi. A cercare nelle linee guida ISPRA (documenti che forniscono indicazioni metodologiche e operative per analizzare e caratterizzare le componenti ambientali) si trova, effettivamente, conferma. Specie che prima, in Italia, non esistevano. E quindi torniamo a questi animali che, sulle sponde del Sangone, si spostano nei vari territori. Un esempio pratico sono le grigliate e i pic-nic dove, non solo nella bella stagione, diversi gruppi di persone improvvisano “merende” all’aperto. E poi lasciano in giro avanzi di cibo, incarti, rifiuti che “odorano” e invitano. Succede al Boschetto di Nichelino, succede al Colonnetti. Poi le bestie si spostano ancora, seguendo il naturale flusso del Sangone, approfittando del perfetto habitat naturale, riproducendosi in maniera veloce. «Una femmina può avere due cucciolate l’anno, con 4-12 piccoli ciascuna con tasso di sopravvivenza elevato dei piccoli, grazie a condizioni ambientali favorevoli e ridotta predazione. La Politica dice la sua, ma non si interroga sulle cause di questo fenomeno. Come già detto, legare un animale come il cinghiale a un territorio è negarne l’etologia». Chiaro. Ma a livello di contenimento? «Noi, a Nichelino, siamo gli unici che ci siamo posti a un approccio anche non cruento. Non una scelta integralista: perché è una scelta che deve essere basata sul buonsenso e avere come priorità la salute pubblica». E certo, anche tutelare gli animali «sono esseri viventi senzienti. Ma se la specie è invasiva vanno presi dei provvedimenti».
Ma qualcosa di buono, questi cinghiali, lo portano. Ad esempio. Città Metropolitana ha attivato un servizio, su richiesta dei Comuni. Quando ricevono una segnalazione, la polizia locale interviene. Tutti i giorni, come dicono da Città Metropolitana, si occupano della “vicenda cinghiali”: l’attività di contenimento è delegata dalla Regione Piemonte. Proprio la Regione stabilisce la procedura e loro eseguono.

«La Regione ha stabilito delle squadre di controllo autonome che vengono formate e selezionate» spiegano da Città Metropolitana. E così vengono concesse le assunzioni di nuovi agenti, formati per questa emergenza legata ai cinghiali. Del personale in aggiunta «che non è sufficiente però». E poi la caccia al cinghiale: un’attività che, come comunica la Regione Piemonte in una circolare del 29 agosto, quest’anno permette la caccia all’animale dal primo settembre (solitamente l’attività inizia il 21 di settembre).

La stagione si concluderà il 1 febbraio del 2026. Dal comunicato si legge che L’assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni fa presente che «il commissario Filippini, con il quale sono in stretto contatto e in costante condivisione, ha sposato la mia proposta della fascia franca di 20 chilometri attorno alla zona di alta espansione virale e con la sua ultima ordinanza ha dato alle Regioni la possibilità di anticipare l’apertura della stagione venatoria limitatamente al cinghiale». Come si legge, sempre nella nota trasmessa,
l’apertura anticipata della caccia al cinghiale si affianca al piano di prelievo selettivo operato da Province e Città Metropolitana, che l’assessore Bongioanni ha varato in primavera e che prevede l’abbattimento di oltre 14mila capi fino al 15 marzo 2026: «L’azione combinata acquista così un potere incisivo ancora più forte perché è proprio in queste settimane che i cinghiali risultano più attivi e dannosi. Abbiamo assunto la decisione insieme a tutti i soggetti potenzialmente interessati proprio perché le singole aree del Piemonte hanno necessità e risposte differenti, autorizzando l’apertura in quegli ambiti o aziende che ne hanno fatto richiesta: tutti compresi nella fascia di protezione di 20 chilometri intorno alle aree più sensibili come stabilito dal commissario Filippini».

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