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Il caso
02 Settembre 2025 - 06:50
Foto d'archivio
Riparte l’odissea dei collegamenti tra Piemonte e Francia. Il traforo del Monte Bianco resterà chiuso dal 2 settembre al 12 dicembre 2025 per lavori di manutenzione straordinaria, nell’ambito di un programma che prevede possibili interruzioni di tre mesi ogni anno fino al 2050. Una situazione che sta preoccupando il mondo imprenditoriale del Nord-Ovest. Secondo Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte, il danno economico è evidente: «Il danno è tangibilissimo, riferito ai non passaggi su territorio di mezzi e alle difficoltà delle nostre aziende che devono consegnare e ricevere merci oltralpe. Si parla sia di merci che di persone».
Amalberto spiega che le merci deviate sulla galleria del Frejus comportano problemi sulle tangenziali, ma possono anche portare a passaggi alternativi: «Con il mio container vado verso la Francia. Si può arrivare a Marsiglia direttamente con la nave in modo facile». Il presidente di Confindustria sottolinea anche l’incertezza che pesa sugli investitori: «I tempi dei lavori non sono mai chiari e questo fa allontanare gli investitori. I collegamenti sono antichi e le infrastrutture sono fondamentali per il futuro. Se c’è un incidente al Monte Bianco, ci lasciamo le penne». Amalberto ricorda che 1,2 miliardi sono già stati raccolti per il raddoppio del traforo: «In 7-8 anni si potrebbe realizzare la seconda canna e in 17-18 anni avere due canne perfettamente funzionali». Accantonati dalla società che gestisce, Geie, una parte del pedaggio era destinata al raddoppio dal 2002. Secondo una previsione, si immagina che in 18 anni di chiusure si perdano 11 miliardi.
Anche Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali di Torino, punta il dito contro la gestione dell’infrastruttura: «Comincia un altro settembre con la solita chiusura. E si continua a procrastinare un’opera ineludibile come il raddoppio del Monte Bianco. La precarietà delle infrastrutture penalizza il Nord-Ovest, mettendo a rischio la libera circolazione di merci e persone, una delle libertà fondamentali dell’Europa». Gay aggiunge: «L’opera è già stata pagata dagli automobilisti con i pedaggi, basterebbe un via libera per iniziare i lavori. In dieci anni si potrebbero avere due canne operative anche durante i cantieri di sicurezza, eliminando i vincoli attuali come il limite di sette mezzi refrigerati per motivi di sicurezza». Secondo Gay, la situazione attuale mette in difficoltà le aziende del territorio: «Il Nord-Ovest convive con un’infrastruttura a singhiozzo, nove mesi su dodici. È inaccettabile: le imprese non possono continuare a subire ritardi e deviazioni che compromettono la competitività e la programmazione logistica».
Il quadro infrastrutturale è ulteriormente aggravato dai problemi su altre gallerie alpine. Come spiega Nadia Conticelli, vicepresidente della Commissione Trasporti della Regione Piemonte: «Dal 2 settembre al 12 dicembre 2025 il traforo del Monte Bianco resterà chiuso, mettendo il Piemonte in una condizione di pesante svantaggio per la competitività del sistema produttivo e la continuità dei traffici. Ho chiesto alla Giunta di istituire un tavolo permanente con associazioni d’impresa, Camere di Commercio e enti locali per monitorare e affrontare in maniera coordinata l’emergenza infrastrutturale». La consigliera sottolinea che «il sistema delle infrastrutture alpine si dimostra fragile e soggetto a chiusure frequenti per manutenzioni, frane e calamità, senza un’adeguata pianificazione alternativa. Dal mondo economico è stata ribadita l’urgenza di valutare il raddoppio del Monte Bianco, poiché una galleria “monocanna” non è più sostenibile». Ad oggi però non abbiamo alcuna progettualità concreta per evitare l’isolamento della nostra Regione».
Il Piemonte è inoltre colpito dai lavori sulla galleria Les Toules del traforo del Gran San Bernardo e dalla frana del 2023 a Saint-Jean-de-Maurienne, che mantiene chiusa la galleria ferroviaria della linea Torino-Lione, bloccando l’Autostrada Ferroviaria Alpina (Afa) da quasi due anni. «È stata annunciata la riapertura dell’Afa, ma non abbiamo ancora una data certa», conclude Conticelli. I rallentamenti accumulati negli anni sono significativi. La prospettiva dei lavori era di fare in media 600 metri ogni anno, ma nel 2024 ne hanno fatti 300. Si pensa che la Tav coprirà meno del 30% delle merci che passano dalle Alpi, mentre la maggior parte viaggia ancora su gomma, in costante aumento.
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