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Il caso
02 Settembre 2025 - 15:17
C’era odore, prima ancora che notizie. E a chiamare i soccorsi sono stati i vicini, non i parenti. Perché in quella casa di via Farinelli 24, zona sud della città, si viveva in due. Lorella Rocca aveva 64 anni. È stata trovata morta il 28 agosto, in quello stesso appartamento dove da anni divideva silenzi, abitudini e isolamento con il fratello, 58 anni, ora unico indagato. L’accusa è di omissione di soccorso, ed è l’unico elemento formale emerso finora da un’inchiesta che si muove in punta di piedi — tra riserbo, fragilità personali e qualche dettaglio che non torna. Chi indaga è la procura di Torino, con la sostituta Giulia Rizzo a coordinare le prime verifiche. L’uomo, al momento, è ancora ricoverato in ospedale. In casa, lui c’era. E lì è rimasto — pare — per giorni, forse un’intera settimana, dopo la morte della sorella. Senza dire nulla. Senza chiamare aiuto. Senza muoversi. Come, del resto, era abituato a fare. A rompere la bolla di silenzio sono stati gli inquilini dello stesso palazzo: qualcosa non andava. E non solo per l’odore. Quando i vigili del fuoco e i soccorritori dei Giovanniti hanno aperto la porta, Lorella Rocca era già morta da tempo. Attorno al corpo, tracce di sangue — che ora gli inquirenti dovranno analizzare con cura. Troppe le variabili in gioco, troppo presto per escludere qualsiasi ipotesi. Ma abbastanza chiaro da capire che quella morte non può essere archiviata in fretta. L’avvocata Emiliana Olivieri, che assiste l’indagato, al momento non rilascia dichiarazioni. E le indagini sono appena all’inizio. Ma le domande sono già tutte lì, in fila: Lorella Rocca è morta per cause naturali? O qualcuno ha avuto una parte, attiva o passiva, nel suo decesso? E, soprattutto, cosa ha fatto — o non fatto — il fratello nei giorni successivi? Quel che emerge, intanto, è la storia di due persone fragili. Soli nel senso più pieno del termine: assenti dal mondo, sconosciuti anche al vicinato. Raccontano i residenti del palazzo che i fratelli Rocca vivevano chiusi dentro casa, senza mai cercare contatti. Pochi movimenti, poche parole. Una riservatezza che, con il tempo, era diventata quasi invisibilità. Finché l’invisibilità non è diventata tragedia. E la tragedia, come spesso accade, ha lasciato scie.
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