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Il caso

Mara Favro, sabato i funerali a Susa

L’avvocato di Milione: «Ci auguriamo dei risvolti». Le indagini risultano ancora aperte

Mara Favro, sabato i funerali a Susa

Saranno celebrati sabato 6 settembre 2025, alle ore 11, nella Cattedrale di San Giusto, i funerali di Mara Favro, la donna di 51 anni scomparsa l’8 marzo 2024, dopo il turno di lavoro in una pizzeria di Chiomonte. Nel febbraio 2025, alcuni resti ossei riconducibili a lei erano stati ritrovati in fondo a un precipizio nei boschi di Gravere, in Val di Susa. L’identificazione è avvenuta tramite analisi genetiche, ma la causa della morte resta ufficialmente indeterminata. Sono ancora molti i punti oscuri nella vicenda. Dopo la difficilissima perizia condotta sui resti, gli esami non sono riusciti a chiarire se si sia trattato di omicidio, suicidio o incidente. Lo confermano gli atti depositati in procura, relativi all’esame antropologico: più che di un’autopsia, si è trattato di analizzare una ventina di ossa, frammentarie. Il corpo presentava diverse fratture, che – secondo i periti – potrebbero essere state inferte quando Mara era ancora in vita, oppure subito dopo la morte, durante o a seguito della caduta nello strapiombo.
I dati parlano infatti di lesioni su osso fresco e ancora elastico.
Un elemento tecnico, ma rilevante, che tuttavia non basta da solo a orientare l’inchiesta.
Favro, madre di una bambina di nove anni, viveva a Susa e aveva iniziato da pochi giorni a lavorare come dipendente nella pizzeria “Don Ciccio” di Chiomonte. Proprio a partire da quel luogo sono iniziate le indagini. Nel luglio 2024, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere. A oggi, due persone risultano formalmente indagate: Luca Vincenzo Milione, titolare della pizzeria dove Mara lavorava, con precedenti penali a carico e Cosimo Esposto, pizzaiolo impiegato nello stesso locale.
Milione è assistito dall’avvocato Luca Calabrò, Esposto dall’avvocata Elena Emma Piccatti.
«Ci auguriamo di avere presto delle novità» ha dichiarato Calabrò, che sottolinea come sia «giusto ottenere giustizia per la vittima, ma anche per chi da un anno e mezzo vive sotto una lente d’ingrandimento».
La posizione del suo assistito non è cambiata nel tempo e potrebbe essere prossima all’archiviazione.
Favro, madre di una bambina di nove anni, viveva a Susa e lavorava da pochi giorni come dipendente nel locale di Milione.

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