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I dati

Boom di nidi di tartarughe marine in Italia: tra record e preoccupazioni ambientali

Oltre 600 nidi di Caretta caretta censiti nel 2025, ma il cambiamento climatico e il turismo sulle spiagge mettono a rischio la biodiversità del Mediterraneo

Boom di nidi di tartarughe marine in Italia: tra record e preoccupazioni ambientali

Dalla Liguria alla Sicilia, le coste italiane hanno assistito anche quest’estate a uno spettacolo raro: la nidificazione della tartaruga marina Caretta caretta. Migliaia di turisti hanno avuto l’opportunità di osservare i piccoli appena nati dirigersi verso il mare, un momento di grande emozione che, tuttavia, nasconde anche alcune criticità.

Un boom di nidificazioni senza precedenti

Nel 2025 sono stati censiti e messi sotto protezione oltre 600 nidi grazie al progetto europeo Life Turtlenest, promosso da Legambiente con il supporto di associazioni locali e volontari. Numeri che superano di gran lunga le previsioni e che potrebbero sembrare un segnale incoraggiante per la biodiversità del Mediterraneo.

Ma dietro questo apparente successo si nascondono avvertimenti importanti. Il cambiamento climatico e la crescente pressione turistica sulle spiagge stanno influenzando il comportamento delle tartarughe. La Caretta caretta, unica specie di tartaruga marina che nidifica regolarmente nel Mediterraneo, fino a pochi anni fa era rara sulle coste italiane, prediligendo Grecia, Turchia, Cipro e Israele.

Oggi, invece, sempre più nidi vengono registrati lungo le coste italiane, complice l’aumento della temperatura del mare e della sabbia. La Stazione Zoologica Anton Dohrn segnala che nel 2024 erano stati 331 nidi censiti; quest’anno il numero ha quasi raddoppiato, un segnale di espansione che, però, riflette anche lo squilibrio climatico in atto.

Impatto del clima e pressione antropica

L’aumento delle temperature sta spingendo le tartarughe a colonizzare aree più a nord. Se da un lato ciò favorisce la distribuzione della specie, dall’altro indica cambiamenti climatici sempre più marcati. Le spiagge affollate, con bagnanti e strutture turistiche, offrono spazi limitati e spesso inadatti per la deposizione delle uova, rappresentando un ulteriore rischio per le nuove generazioni di tartarughe.

Specie aliene e biodiversità a rischio

Il cambiamento climatico non influisce solo sulle Caretta caretta. I mari italiani stanno assistendo a un incremento di specie aliene, come granchi, gamberi e pesci non autoctoni, che modificano gli equilibri degli ecosistemi e mettono in pericolo la fauna locale. Alcuni di questi organismi, come il granchio blu, sono ormai una minaccia consolidata per i pescatori; altri, come la vongola cinese (Sinanodonta woodiana) o la noce di mare (Mnemiopsis leidyi), rappresentano nuove sfide per gli ambienti marini e interni.

Anche fiumi e laghi non sono immuni: quasi la metà delle specie di crostacei censite nelle acque interne è alloctona, così come oltre il 60% dei pesci, tra cui siluro e gambusia. Queste presenze alterano profondamente gli ecosistemi e richiedono attenzione e interventi mirati.

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