l'editoriale
Cerca
I dati
03 Settembre 2025 - 17:45
Dalla Liguria alla Sicilia, le coste italiane hanno assistito anche quest’estate a uno spettacolo raro: la nidificazione della tartaruga marina Caretta caretta. Migliaia di turisti hanno avuto l’opportunità di osservare i piccoli appena nati dirigersi verso il mare, un momento di grande emozione che, tuttavia, nasconde anche alcune criticità.
Nel 2025 sono stati censiti e messi sotto protezione oltre 600 nidi grazie al progetto europeo Life Turtlenest, promosso da Legambiente con il supporto di associazioni locali e volontari. Numeri che superano di gran lunga le previsioni e che potrebbero sembrare un segnale incoraggiante per la biodiversità del Mediterraneo.
Ma dietro questo apparente successo si nascondono avvertimenti importanti. Il cambiamento climatico e la crescente pressione turistica sulle spiagge stanno influenzando il comportamento delle tartarughe. La Caretta caretta, unica specie di tartaruga marina che nidifica regolarmente nel Mediterraneo, fino a pochi anni fa era rara sulle coste italiane, prediligendo Grecia, Turchia, Cipro e Israele.
Oggi, invece, sempre più nidi vengono registrati lungo le coste italiane, complice l’aumento della temperatura del mare e della sabbia. La Stazione Zoologica Anton Dohrn segnala che nel 2024 erano stati 331 nidi censiti; quest’anno il numero ha quasi raddoppiato, un segnale di espansione che, però, riflette anche lo squilibrio climatico in atto.
L’aumento delle temperature sta spingendo le tartarughe a colonizzare aree più a nord. Se da un lato ciò favorisce la distribuzione della specie, dall’altro indica cambiamenti climatici sempre più marcati. Le spiagge affollate, con bagnanti e strutture turistiche, offrono spazi limitati e spesso inadatti per la deposizione delle uova, rappresentando un ulteriore rischio per le nuove generazioni di tartarughe.
Il cambiamento climatico non influisce solo sulle Caretta caretta. I mari italiani stanno assistendo a un incremento di specie aliene, come granchi, gamberi e pesci non autoctoni, che modificano gli equilibri degli ecosistemi e mettono in pericolo la fauna locale. Alcuni di questi organismi, come il granchio blu, sono ormai una minaccia consolidata per i pescatori; altri, come la vongola cinese (Sinanodonta woodiana) o la noce di mare (Mnemiopsis leidyi), rappresentano nuove sfide per gli ambienti marini e interni.
Anche fiumi e laghi non sono immuni: quasi la metà delle specie di crostacei censite nelle acque interne è alloctona, così come oltre il 60% dei pesci, tra cui siluro e gambusia. Queste presenze alterano profondamente gli ecosistemi e richiedono attenzione e interventi mirati.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..