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10 Settembre 2025 - 14:15
Il processo per l’omicidio di Sara Campanella, la studentessa universitaria di 22 anni uccisa a Messina il 31 marzo scorso da Stefano Argentino, si è formalmente chiuso ieri in Corte d’Assise con la dichiarazione di “estinto” per morte del reo. Argentino, infatti, si era tolto la vita in carcere il 6 agosto.
Ma la vicenda giudiziaria non si ferma qui. Subito dopo l’udienza, i genitori di Sara hanno presentato un esposto-denuncia nei confronti di Daniela Santoro, madre del 27enne assassino. Secondo gli avvocati di famiglia, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, esistono elementi per ipotizzare un favoreggiamento personale, legato alle telefonate e ai contatti intercorsi tra Argentino e i suoi genitori nelle ore successive al femminicidio. Una partecipazione che, secondo i legali, merita di essere chiarita.
Intanto, nuove rivelazioni hanno gettato luce sulla mente disturbata di Stefano Argentino. La madre ha mostrato pubblicamente, durante una trasmissione televisiva, alcuni messaggi in cui il figlio insisteva convinto che Sara lo avesse amato:
«Mi ha detto due volte ti amo», scriveva ad ottobre 2024. Daniela cercava di riportarlo alla realtà, spiegandogli che la ragazza non era interessata. Ma Stefano, immerso nel suo delirio, non riusciva a distinguere la realtà dalla propria ossessione.
Un quadro psicologico fragile e pericoloso, che con il senno di poi lascia aperta una domanda dolorosa: se il suo stato fosse stato riconosciuto e affrontato da un professionista, si sarebbero potute evitare due morti?
Sara, originaria di Misilmeri, stava per laurearsi. La sera del 31 marzo fu aggredita a coltellate vicino al Policlinico, al termine di una lezione. Il coltello, acquistato mesi prima online da Argentino, non è mai stato ritrovato. L’inchiesta della Procura aveva già evidenziato la premeditazione e la crudeltà del gesto, alimentato da un’ossessione che andava avanti da anni.
Ora i genitori di Sara chiedono di andare fino in fondo. Vogliono che siano chiarite tutte le responsabilità, anche oltre quelle dell’assassino, per dare un senso alla loro battaglia: “Per Sara, e perché storie così non si ripetano più”.
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