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Il caso
12 Settembre 2025 - 20:21
Una condanna per lesioni, nessuna responsabilità per maltrattamenti in famiglia. La sentenza emessa dal tribunale di Torino nei confronti dell’ex marito di Lucia Regna ha generato clamore e polemiche. La donna, che negli atti aveva denunciato anni di minacce e violenze, è stata massacrata di botte una sola volta ma è bastata a dover affrontare una complessa ricostruzione del volto, con 21 placche di titanio. Tra i primi a intervenire in sostegno di Lucia Regna, il Comune di Nichelino, attraverso l’assessore al Lavoro Fiodor Verzola. L’assessore ha seguito il percorso della donna anche sul piano sociale, dopo essere stato contattato dall’avvocato Paolo Pisano: «La brutale aggressione le aveva tolto non solo la salute, ma anche il lavoro e l’autonomia economica. L’abbiamo inserita nei percorsi del Centro per l’impiego dedicati alle vittime di violenza. Non ha ancora trovato occupazione». La Procura di Torino ha impugnato la sentenza di primo grado. Lo conferma il procuratore aggiunto Cesare Parodi, presidente dell’Anm: «Ci sarà poi un giudice che deciderà». Nel dibattito, è intervenuta anche la Camera Penale “Vittorio Chiusano” di Torino, esprimendo preoccupazione per le reazioni mediatiche e politiche. Nel comunicato si legge:«Si fondano su conoscenze imprecise o volutamente distorte. Il processo serve a verificare la fondatezza dell’accusa. L’indipendenza del giudice è sotto attacco da chi cerca di cavalcare desideri di punizione sommaria». Si sottolinea anche che l’assoluzione è stata parziale (essendo l’imputato stato condannato a un anno e sei mesi), e che la decisione è stata presa da un tribunale collegiale, non da un singolo giudice, come in alcuni casi è stato erroneamente riportato. «Non è accettabile enfatizzare o omettere parti di una sentenza per creare un distorto clamore. Sorprende che anche colleghi si esprimano senza conoscere gli atti. È grave rilasciare pubblici commenti solo per aizzare il popolo social, ignorando il contenuto reale di una sentenza».
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