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Economia montana
22 Settembre 2025 - 22:30
Il mondo della montagna italiana si prepara a un importante cambiamento nella gestione dei fondi pubblici. A partire dal 2025, infatti, la ripartizione del fondo nazionale per la montagna subirà una trasformazione che interesserà direttamente le comunità alpine e appenniniche di tutto il Paese.
Negli ultimi due anni, il 2023 e il 2024, l'intero stanziamento di 200 milioni di euro veniva distribuito alle regioni, che poi decidevano come utilizzare queste risorse per i propri territori montani. Dal prossimo anno la situazione cambierà: con l'entrata in vigore della nuova legge nazionale sulla montagna, solo 95 milioni continueranno ad andare alle regioni, mentre i restanti 105 milioni saranno gestiti direttamente dallo Stato per le misure previste dalla normativa.
LE RICHIESTE DEI RAPPRESENTANTI MONTANI
Questa redistribuzione ha suscitato le reazioni dell'Uncem, l'organizzazione che rappresenta i comuni e le comunità montane italiane. Il presidente nazionale Marco Bussone, durante una riunione del consiglio nazionale, ha esposto le preoccupazioni del settore e avanzato alcune proposte concrete.
La prima riguarda l'incremento delle risorse: portare il fondo a 500 milioni annui fino al 2036, garantendo dieci anni di finanziamenti rafforzati per un totale di 5 miliardi di euro. L'obiettivo è evitare che la nuova ripartizione penalizzi effettivamente le regioni.
Il secondo aspetto tocca un tema spesso trascurato: capire quanto ogni regione investe di tasca propria per la montagna. Secondo l'analisi dell'Uncem, oggi sono troppo poche le regioni che hanno un fondo regionale specifico per le aree montane, utilizzando risorse proprie del bilancio regionale.
UNA STRATEGIA OLTRE L'ASSISTENZIALISMO
Le proposte dell'Uncem riflettono un approccio che vuole abbandonare logiche puramente assistenziali per puntare su strategie più strutturate. L'idea è di integrare il fondo montagna con altri strumenti già esistenti come la strategia nazionale per le aree interne, quella forestale e quella delle comunità green.
Un approccio che guarda al territorio montano come a un sistema unico, dove gli investimenti devono essere misurati e valutati nei loro effetti concreti, sia prima che dopo la loro implementazione.
Ora l'attenzione si sposta sulla discussione della legge di bilancio, dove potrebbero trovare spazio queste richieste. La partita si gioca tra esigenze locali e visioni nazionali, tra autonomia regionale e coordinamento statale, mentre le comunità montane aspettano di capire come questi cambiamenti si tradurranno in interventi concreti per i loro territori.
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