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25 Settembre 2025 - 23:15
Simulazione dell’acquisizione del radar di WIVERN per un passaggio sopra l’uragano Milton (il più intenso uragano del 2024) quando aveva raggiunto Categoria 5 sopra il Golfo del Messico
La missione satellitare WIVERN (WInd VElocity Radar Nephoscope), coordinata dal Politecnico di Torino, è stata raccomandata dall’ACEO dell’Agenzia Spaziale Europea e approvata dagli Stati Membri come undicesima missione del programma Earth Explorer. La decisione segue lo user consultation meeting di luglio a Praga, in cui WIVERN e CAIRT sono arrivate alla fase finale dopo un processo selettivo avviato nel 2020. Il budget atteso è di circa 500 milioni di euro.
La scelta è motivata dal contributo atteso alla comprensione delle dinamiche di nubi e precipitazioni nel contesto del cambiamento climatico e dall’impatto su ambiti collegati (criosfera, oceano). Il carico principale è un radar Doppler a scansione conica a 94 GHz, concepito per fornire le prime misure globali della velocità del vento all’interno delle nubi e della pioggia. I dati miglioreranno l’assimilazione nei modelli numerici e le previsioni degli eventi estremi (uragani, cicloni mediterranei, sistemi frontali), oltre a descrivere meglio profili verticali di nubi e precipitazioni e i relativi feedback climatici.
Il Politecnico di Torino guida il percorso scientifico: fin dal 2015 il professor Alessandro Battaglia (DIATI), con Anthony Illingworth (University of Reading), ha curato gli studi preliminari e di fase 0; l’Ateneo ha guidato la fase A (Principal Investigator: Battaglia) e la leadership scientifica del simulatore di missione (PI: Frédéric Tridon). Il consorzio comprende, tra gli altri, University of Reading, Météo-France, ECMWF, Max Planck Institute di Amburgo, Università di Lipsia, LEGOS, CNR Roma, DWD di Lindenberg, McGill University, Osservatorio Nazionale di Atene, JAXA, Università di Bergen, Istituto Meteorologico Finlandese.
Secondo ESA, WIVERN offre ampia copertura spaziale e versatilità applicativa tra atmosfera, oceani e ghiacci. Il lancio è stimato tra 2034 e 2035, con una durata operativa minima di otto anni. L’Ateneo individua nella missione un rafforzamento del proprio ruolo internazionale nell’Osservazione della Terra e nella filiera aerospaziale, dalla generazione dei dati alle applicazioni per ricerca e servizi.
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