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SALUTE

Tumori urologici, 87mila nuovi casi l’anno in Italia: come cambiano cure e qualità della vita

Dal congresso SIUrO arrivano dati e novità: terapie meno invasive, nuove tecnologie e l’impatto sulla sessualità dei pazienti

Tumori urologici, 87mila nuovi casi l’anno in Italia: come cambiano cure e qualità della vita

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati oltre 87mila tumori urologici. Sono numeri che pesano e che pongono queste neoplasie tra le più diffuse nel nostro Paese. Nonostante tassi di sopravvivenza molto alti – otto pazienti su dieci riescono a guarire – resta forte l’impatto sulla qualità della vita, in particolare sulla sessualità: più dell’80% dei malati di tumore alla vescica e oltre la metà degli uomini colpiti da carcinoma prostatico denunciano disturbi sessuali dopo la malattia o le cure.

I dati sono stati presentati al XXXV congresso nazionale della Società italiana di urologia oncologica (SIUrO), in corso a Napoli, dove oltre 250 specialisti discutono di nuove terapie, gestione degli effetti collaterali e prospettive di ricerca. Come riportato da ANSA, gli esperti hanno sottolineato che tumori come quelli della prostata, del rene, del testicolo e della vescica vengono oggi considerati patologie sempre più croniche: se diagnosticate precocemente, le possibilità di sopravvivenza a cinque e dieci anni superano il 90%. Hanno anche ricordato che queste malattie non riguardano solo gli anziani, ma colpiscono anche i giovani, come nel caso del tumore testicolare.

Un’attenzione particolare è stata rivolta al tumore della vescica, definito emblematico per l’impatto sulla vita quotidiana. Nel solo 2024 si sono registrati oltre 31mila nuovi casi, di cui 5.700 tra le donne. Durante il congresso è stato spiegato che le opzioni terapeutiche si stanno ampliando, anche grazie a soluzioni innovative come TAR-200, un dispositivo che rilascia direttamente nella vescica il chemioterapico gemcitabina. Questa modalità, secondo i clinici, riduce il ricorso alla cistectomia nei pazienti che non rispondono ai trattamenti iniziali.

Accanto ai farmaci, si affacciano anche le tecnologie digitali. Come si legge ancora su ANSA, i ricercatori stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per creare strumenti diagnostici in grado di fornire informazioni sempre più precise, a supporto della pratica clinica e della personalizzazione delle cure.

Dal congresso napoletano emerge dunque un quadro fatto di progressi importanti: le terapie sono sempre più efficaci e mirate, ma la sfida centrale resta quella di garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una buona qualità della vita per chi affronta queste malattie.

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