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LA SENTENZA

«Così i Drughi erano un sodalizio criminale»

Prima applicazione in Italia del reato di associazione per delinquere a un gruppo ultrà. Processo bis per tre imputati

«Così i Drughi erano un sodalizio criminale»

Per la prima volta in Italia, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di associazione per delinquere a un gruppo della tifoseria organizzata: i Drughi, storici ultrà della Juventus. Nella sentenza depositata lo scorso 19 marzo, i giudici parlano di un «sodalizio criminale» capace di affiancare «all’attività lecita una costante attività illecita, finalizzata a ottenere ingenti profitti». L’inchiesta, riferita alla stagione 2018/2019, riguarda le pressioni esercitate sulla società Juventus, anche attraverso scioperi del tifo e cori razzisti, per conservare privilegi all’interno dello stadio. Secondo la Cassazione, il gruppo avrebbe sfruttato la propria struttura interna per scopi criminali, facendo leva su “risorse umane e materiali” e operando con pianificazione e consapevolezza. Tra gli imputati figura Geraldo Mocciola, indicato come il capo. Per tre di loro, la Cassazione ha disposto un processo d’appello bis, limitato a un capo d’imputazione: la presunta estorsione per 25 abbonamenti.

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