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Maurizio Marrone sul palco di GiovaniAdulti: «La piazza non sia ostaggio dei violenti»

Al festival l’assessore regionale interviene sulle proteste di questi giorni e lo fa senza filtri. E la platea applaude

Maurizio Marrone sul palco di GiovaniAdulti: «La piazza non sia ostaggio dei violenti»

Maurizio Marrone e Francesco Borgonovo

Anche sul palco del festival Giovani Adulti si parla delle manifestazioni di piazza di questi giorni. Lo fa Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità e direttore artistico della rassegna, che solleva la questione in un panel dove siedono Maurizio Marrone, assessore regionale al Welfare (FdI), il deputato M5S Francesco Silvestri, il giornalista Francesco Giubilei e l’attivista Giorgio Bozzo. Marrone, interrogato da Borgonovo, non sceglie la via del compromesso: «Non ho nulla in contrario verso chi manifesta per solidarietà al popolo palestinese ma mi chiedo: bloccare una città serve davvero a cambiare la politica di Netanyahu? Io credo sia più utile curare i bambini di Gaza nei nostri ospedali. E lo stiamo facendo». La platea - tutte le sedie sono occupate e diverse persone restano nonostante siano in piedi e al freddo - ascolta, poi applaude a lungo. E lo fa più volte durante l’intervento: dal fondo c’è chi commenta. Perchè qualcuno tutto questo doveva pur dirlo. «Il problema non sono le manifestazioni in sé – prosegue Marrone – ma la presenza costante di gruppi organizzati che strumentalizzano ogni causa per cercare lo scontro. Oggi è Gaza, ieri era la Tav, domani sarà un altro pretesto. Non è questione di destra o sinistra: la violenza politica organizzata va isolata». Poi il riferimento diretto al caso Askatasuna: «Le intercettazioni, rese pubbliche, parlano chiaro: c’è chi cerca lo scontro con le forze dell’ordine a prescindere dalla causa. È interesse di chi manifesta pacificamente prendere le distanze da queste frange. Altrimenti si danneggia la propria lotta, non l’avversario».
Infine, una chiusura netta: «Non credo che nemmeno chi scende in piazza pensi davvero che blocchi e violenze possano influenzare Netanyahu. Ma intanto si crea disagio a chi lavora, a chi deve tornare a casa: porta le stesse persone ad allontanarsi dalla causa anzichè sensibilizzarle».

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