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06 Ottobre 2025 - 12:00
Nuovo capitolo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Made in Italy: il settore della pasta, fiore all’occhiello dell’export italiano, potrebbe essere colpito da un super-dazio che porterebbe le tariffe complessive al 107%. La misura, decisa dal Dipartimento del Commercio americano, potrebbe entrare in vigore già a gennaio 2026.
Secondo quanto comunicato dalle autorità statunitensi, le aziende italiane del comparto sono accusate di praticare dumping, cioè di vendere i propri prodotti a prezzi inferiori rispetto al mercato interno o addirittura sotto costo. La nuova tariffa del 91,74% si aggiunge al 15% già esistente, ampliando l’imposizione complessiva sui prodotti italiani destinati agli USA.
Immediata la reazione dell’Italia: l’ambasciata a Washington e i ministeri degli Affari esteri e dell’Agricoltura sono già al lavoro per convincere il governo americano a rivedere la decisione prima dell’entrata in vigore del dazio.
L’indagine americana
La misura è scaturita da una revisione periodica avviata su richiesta di alcune aziende concorrenti negli Stati Uniti, coinvolgendo tra le altre La Molisana e Garofalo. Gli USA hanno stimato margini di dumping medi ponderati pari al 91,74% per entrambe le aziende, estendendo la stessa percentuale anche a produttori non esaminati individualmente.
Il ministro dell’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, ha commentato: “Stiamo esaminando con attenzione i dossier legati alla presunta azione anti-dumping, che appare un meccanismo iper-protezionista nei confronti dei nostri produttori. Non vediamo né la necessità né alcuna giustificazione per questa decisione”.
Reazioni dal mondo della pasta e dell’agroalimentare
Il settore italiano non ha tardato a manifestare il proprio dissenso. Luigi Scordamaglia, AD di Filiera Italia, ha definito “inaccettabile” l’estensione del provvedimento a tutte le aziende del comparto, giudicandola priva di fondamento oggettivo.
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha parlato di “un colpo mortale per il Made in Italy”, evidenziando come l’export di pasta verso gli USA nel 2024 abbia raggiunto i 671 milioni di euro: “Un dazio così elevato rischierebbe di azzerare un mercato strategico per le nostre imprese”.
Anche Cristiano Laurenza, segretario di Pastai Unione Italiana Food (UIF), ha definito la decisione americana “un insulto al prodotto italiano per eccellenza”, sostenendo che si tratti più di una scelta politica che tecnica.
Uno scenario commerciale complesso
Il nuovo provvedimento si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra USA e Unione Europea. Già nei mesi scorsi, il presidente americano aveva annunciato l’innalzamento di tariffe su altri settori, dai farmaci ai camion, mentre Bruxelles cerca di negoziare accordi equi per proteggere le esportazioni europee.
Per il Made in Italy, la partita sulla pasta potrebbe rivelarsi decisiva, sia in termini economici sia simbolici, rappresentando un test sul peso dei prodotti italiani sui mercati globali e sulla capacità di resistere a scelte protezionistiche estere.
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