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Salute & Benessere

Tumore ai polmoni, svolta nelle cure: metà dei pazienti vive oltre quattro anni

L’Aifa approva nuove terapie mirate con osimertinib per i casi con mutazione EGFR

Tumore ai polmoni, svolta nelle cure: metà dei pazienti vive oltre quattro anni

Foto di repertorio

In Italia ogni giorno circa 115 persone ricevono una diagnosi di tumore ai polmoni, una patologia che per anni ha avuto prognosi severa. Oggi, però, la ricerca scientifica segna un punto di svolta: quasi la metà dei pazienti è viva a quattro anni dalla diagnosi, un risultato impensabile fino a pochi anni fa.

L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha approvato la combinazione di osimertinib e chemioterapia come trattamento di prima linea per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato o metastatico con mutazione del gene EGFR. Lo stesso farmaco è ora rimborsabile anche in monoterapia per i malati in fase localmente avanzata, offrendo così una nuova opzione terapeutica dopo la chemio-radioterapia.

Lo studio internazionale FLAURA2, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato che la combinazione di osimertinib e chemioterapia riduce del 38% il rischio di progressione o morte e prolunga la sopravvivenza mediana a quasi quattro anni. “È il più grande beneficio mai registrato in questo gruppo di pazienti”, ha spiegato Filippo de Marinis, direttore dell’Oncologia Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

Fondamentale, sottolineano gli esperti, è eseguire il test genetico per individuare la mutazione EGFR prima di iniziare la terapia. “Questa informazione guida la scelta del trattamento e consente un approccio personalizzato”, afferma Silvia Novello, presidente di Women Against Lung Cancer in Europe e docente all’Università di Torino.

Grazie a queste nuove terapie, oggi 63% dei pazienti è vivo dopo tre anni e il 49% dopo quattro, percentuali che aprono la strada a una prospettiva finora impensabile: aspirare alla guarigione. Lo studio LAURA ha inoltre mostrato che osimertinib in monoterapia può ridurre dell’84% il rischio di progressione, prolungando la sopravvivenza libera da malattia oltre i tre anni.

Per la prima volta, dunque, una terapia mirata consente di parlare di lunga sopravvivenza e qualità di vita anche nei casi più complessi di tumore al polmone, segnando un cambio di paradigma nella lotta a una delle neoplasie più letali.

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