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Salute
08 Ottobre 2025 - 11:20
Foto di repertorio
Il recente caso di un bambino di sei mesi salvato dai medici dell’ospedale Giovanni XXIII di Bari dopo un episodio di botulismo infantile ha riportato in primo piano un rischio poco conosciuto ma potenzialmente grave. A differenza del botulismo alimentare che colpisce gli adulti, quello infantile non deriva dall’ingestione della tossina botulinica già formata, ma dalle spore del batterio Clostridium botulinum, che possono attivarsi direttamente nell’intestino dei neonati e produrre la tossina.
Secondo i medici del Policlinico di Bari, la causa più probabile nel caso pugliese sarebbe il miele, alimento che può contenere spore innocue per gli adulti ma pericolose per i bambini sotto i 12 mesi. L’ipotesi è ora al vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il botulismo alimentare classico è una delle intossicazioni più gravi conosciute: la tossina interferisce con la trasmissione dei segnali nervosi, provocando paralisi muscolare e, nei casi più severi, anche arresto respiratorio. La tossina si forma in ambienti privi di ossigeno, come certe conserve fatte in casa non preparate correttamente.
Nel caso dei più piccoli, invece, il problema nasce dalla flora intestinale ancora immatura. L’ambiente interno del neonato permette alle spore ingerite di germinare e moltiplicarsi, producendo la tossina dall’interno dell’organismo. I sintomi possono comparire dopo alcuni giorni e includono stitichezza, debolezza, pianto debole, palpebre cadenti e una paralisi che si diffonde progressivamente dal volto verso il corpo.
Gli esperti sottolineano che il miele non è pericoloso per gli adulti, ma va evitato nei primi dodici mesi di vita. In caso di sospetto botulismo, è essenziale rivolgersi immediatamente al pronto soccorso: la tempestiva somministrazione dell’antitossina botulinica può bloccare l’avanzamento dei sintomi e salvare la vita del bambino.
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