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14 Ottobre 2025 - 08:15
L’orbita terrestre bassa sta diventando un’autostrada affollata di satelliti: ogni giorno, circa due satelliti Starlink di SpaceX rientrano nell’atmosfera terrestre e si consumano tra fiamme e metalli incandescenti. Dal 2019, l’azienda di Elon Musk ha lanciato migliaia di dispositivi, portando oggi il totale oltre gli 8.000 satelliti orbitanti. Solo nel 2025, più di 2.000 nuovi satelliti si sono uniti alla flotta. Anche Amazon non resta a guardare: il progetto Kuiper ha già iniziato a posizionare in orbita una costellazione di oltre 3.200 satelliti, con altri lanci previsti nei prossimi anni.
Secondo Jonathan McDowell, astrofisico dello Smithsonian Astrophysical Observatory, l’espansione delle costellazioni satellitari porterà a circa cinque rientri quotidiani. “Se tutte le flotte previste saranno dispiegate, avremo circa 30.000 satelliti in orbita bassa, con altri 20.000 a 1.000 km dai sistemi cinesi,” spiega McDowell. “Questo ritmo di sostituzione, di circa cinque anni per ogni satellite, significa cinque rientri al giorno e un rischio crescente di collisioni.”
La vita media di un satellite Starlink è di circa cinque anni: al termine del ciclo operativo, i dispositivi vengono guidati verso l’atmosfera per essere distrutti. Ma questo processo non è senza conseguenze. Alcuni scienziati mettono in guardia sul possibile rilascio di metalli e sostanze che potrebbero danneggiare lo strato di ozono. “C’è chi minimizza e chi ritiene che il danno all’atmosfera sia già iniziato,” avverte McDowell.
Un pericolo concreto riguarda anche i frammenti che riescono a sopravvivere al rientro: la Federal Aviation Administration stima che entro il 2035 fino a 28.000 pezzi di satelliti Starlink potrebbero cadere ogni anno. Le probabilità che almeno una persona sulla Terra venga colpita da questi detriti sono stimate intorno al 61% annuo.
Lo scenario più preoccupante è la cosiddetta sindrome di Kessler: una reazione a catena di collisioni che genera detriti a cascata, rendendo alcune orbite inutilizzabili per decenni. Attualmente, i satelliti Starlink orbitano a quote relativamente basse, riducendo il rischio di collisioni a catena. Tuttavia, la competizione tra aziende spaziali potrebbe spingere molti nuovi satelliti su orbite più alte, dove i frammenti resterebbero in circolo per lungo tempo, aumentando esponenzialmente il pericolo.
Le tempeste solari complicano ulteriormente la situazione: durante periodi di intensa attività solare, i satelliti perdono quota più rapidamente e un singolo evento potrebbe provocare la caduta simultanea di centinaia di dispositivi, generando nuovi detriti e moltiplicando le probabilità di incidenti.
“Non possiamo più ignorare il problema dei detriti spaziali,” conclude McDowell. La corsa allo spazio, dunque, non riguarda solo le imprese tecnologiche e la connettività globale: si tratta anche di un rischio crescente per la sicurezza del nostro pianeta e per l’ambiente atmosferico.
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