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Il caso

Castel d’Azzano, tre carabinieri morti nell’esplosione di una casa: “Una strage premeditata”

Tragedia durante una perquisizione per uno sgombero. Arrestati due dei tre autori, all’origine la perdita dell’azienda di famiglia

Castel d’Azzano, tre carabinieri morti nell’esplosione di una casa: “Una strage premeditata”

Foto d'archivio

Un’esplosione violentissima, un boato nella notte, poi il fuoco e la devastazione. Tre carabinieri sono morti e altri quattordici sono rimasti feriti nell’esplosione di un’abitazione a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, durante un’operazione di perquisizione collegata a uno sgombero abitativo. Le vittime sono il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni. Per l’Arma si tratta delle perdite più gravi dal 2003, anno della strage di Nassiriya.

L’intervento era stato disposto per cercare armi o ordigni artigianali nella casa dei fratelli Ramponi (Franco, Dino e Maria Luisa) agricoltori in gravi difficoltà economiche e da tempo al centro di un contenzioso per il pignoramento della loro azienda agricola. Già in passato i tre avevano minacciato gesti estremi per opporsi alla perdita della proprietà.

Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione è avvenuta intorno alle 4 del mattino. Un fischio, poi il sibilo di un innesco e infine la deflagrazione: la molotov accesa da Maria Luisa Ramponi ha provocato la detonazione delle bombole di gas all’interno dell’edificio. La donna è rimasta gravemente ustionata e si trova ricoverata in ospedale. I fratelli, nascosti nel cortile, hanno tentato di fuggire: Dino Ramponi è stato fermato subito, mentre Franco, il maggiore, è stato rintracciato nei campi e arrestato.

Sul luogo del disastro sono intervenuti vigili del fuoco, polizia e sanitari del 118. I feriti, in totale venticinque tra militari e operatori, sono stati ricoverati all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona: nessuno è in pericolo di vita.

Il procuratore di Verona, Raffaele Tito, ha confermato che si indaga per omicidio volontario e premeditato: “Stiamo valutando se effettivamente c'è strage, valuteranno i carabinieri, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario”. Le immagini delle bodycam indosstate dai militari serviranno a chiarire la dinamica esatta.

L’episodio è l’epilogo di una storia di rovina familiare iniziata anni fa. I Ramponi, allevatori da generazioni, avevano visto la loro azienda crollare sotto il peso dei debiti e del pignoramento dei terreni. Nel novembre 2024 avevano già minacciato di far esplodere la casa: “Abbiamo riempito la casa di gas per lottare contro un pignoramento ingiusto”, aveva dichiarato allora Maria Luisa Ramponi. In quella circostanza erano stati salvati dai vigili del fuoco, dopo essersi barricati sul tetto con taniche di benzina.

Anche nel 2021 si erano resi protagonisti di gesti estremi: lui salito sul tetto del tribunale di Verona, lei pronta a darsi fuoco nel parcheggio. Tutti segnali di un disagio crescente, sfociato infine nella tragedia di questa notte.

Il comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, ha sottolineato: “Non abbiamo così tante perdite dalla strage del Pilastro e da Nassiriya”. Il generale ha raggiunto Verona per incontrare i feriti e, insieme al ministro della Difesa Guido Crosetto, ha visitato gli ospedali del territorio.

Cordoglio unanime anche dalle istituzioni. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso “solidale vicinanza all’Arma dei Carabinieri e sentimenti di partecipe cordoglio ai familiari, insieme all’augurio di pronta guarigione agli operatori feriti”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: “Seguo con partecipazione e dolore gli sviluppi di questa drammatica vicenda, che ci richiama ancora una volta al valore e al sacrificio quotidiano di chi serve lo Stato e i suoi cittadini”.

Il ministro Crosetto, all’uscita dall’ospedale di Borgo Trento, ha aggiunto: “Dico sempre che le forze armate sono una famiglia ed è come perdere un pezzo di questa famiglia”, riportando anche le parole di uno dei carabinieri feriti: “Siamo carabinieri. Sappiamo anche di dover rischiare”.

La Regione Veneto ha proclamato il lutto regionale, mentre il Comune di Castel d’Azzano ha disposto sei giorni di lutto cittadino. Sono previste due giornate di lutto nazionale, oggi e nel giorno dei funerali di Stato, che verranno celebrati dopo le autopsie. Nel frattempo, le bandiere del Senato si ergono a mezz'asta.

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