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Chi legge il tuo curriculum? Potrebbe non essere umano

Ecco come (spesso) le tue esperienze vengono lette da un'intelligenza artificiale prima che da un recruiter

Chi legge il tuo curriculum? Potrebbe non essere umano

Al giorno d'oggi è sempre più importante saper scrivere un curriculum ottimizzato per l'IA

Sempre più spesso, prima di arrivare sulla scrivania di un selezionatore, il curriculum di un candidato viene letto da un algoritmo. È l’intelligenza artificiale a compiere la prima selezione, valutando parole chiave, date, competenze e perfino la formattazione del documento. Il processo, pensato per rendere più efficiente il recruiting, ha trasformato la scrittura del CV in un esercizio di “ottimizzazione per macchine”, simile alla SEO per i motori di ricerca. Non si tratta più solo di colpire un essere umano, ma di superare uno scanner automatizzato che decide chi merita di essere visto.

Strumenti come Jobscan o Vmock possono aiutare i candidati a scrivere un curriculum “a prova di algoritmo”. Eppure, l’automazione del reclutamento non è neutrale. Può infatti introdurre o amplificare discriminazioni. Il caso più noto è quello di Amazon: il suo sistema di intelligenza artificiale, addestrato su vecchi dati aziendali, finì per penalizzare i CV che contenevano riferimenti al genere femminile. L’IA non aveva “deciso” di essere sessista: aveva semplicemente imparato a replicare i pregiudizi del passato.

Anche altri algoritmi, usati oggi in ambito HR, tendono a privilegiare comportamenti più tipici di certi profili: chi si candida anche senza soddisfare tutti i requisiti, chi elenca più esperienze o chi conosce il linguaggio tecnico dei programmatori. In questo modo, il sistema può finire per favorire chi sa “giocare” con la macchina più che chi possiede realmente le competenze richieste. La conoscenza del funzionamento dell’IA diventa quindi un nuovo requisito implicito per entrare nel mondo del lavoro.

Per le aziende i vantaggi sono evidenti: tempi rapidi, costi ridotti, processi più snelli. Ma il rischio è quello di creare nuove forme di esclusione invisibile. Un curriculum formalmente imperfetto o con un periodo di inattività può essere automaticamente scartato, anche se il candidato ha competenze eccellenti. Il recruiting 4.0 è ormai realtà, e il compito di chi cerca lavoro è imparare a rendersi visibile a un interlocutore che non è più sempre umano.

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